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La voce della madre

12 maggio festa della mamma

Ancona, 11 maggio 2024 – La ricorrenza cade nella seconda domenica di maggio, mese dedicato alla Madonna, figura della madre come valore cristiano capace di promuovere l’incontro e il dialogo tra le varie culture. Ognuno di noi la intende a modo proprio. C’è chi la festeggia dandogli un senso religioso e chi la considera una formula del consumismo.

Siamo soltanto noi figli a dare un significato ben preciso a questo giorno e dipende anche dal rapporto che abbiamo con le nostre madri. Una relazione che parte dalla fase della gestazione. Secondo la scienza, dai quattro mesi e mezzo, nello sviluppo dell’udito, il feto è coinvolto nell’esperienza sonora all’interno dell’utero. Tra i suoni interni, percepisce il battito cardiaco della madre ma come suono esterno è la voce della madre che riconosce e ascolta con maggiore attenzione. Questa è la prima esperienza sensoriale nel mondo circostante che unisce madre e figlio.

Un gruppo di ricercatori canadesi, guidato da Maryse Lassonde dell’Università di Montreal, in collaborazione con l’University Hospital Research Centre, ha evidenziato come la voce della madre abbia un ruolo essenziale nello sviluppo del linguaggio del bambino. È stato dimostrato che nei casi di terapie intensive neonatali, la madre attraverso la sua voce, stimola il piccolo, provocandogli una riduzione dello stress e del dolore percepito, come conseguenza dell’aumento dei livelli di ossitocina, con benefici sul suo stato psico-fisico.

La voce della madre gioca un ruolo fondamentale nella relazione con il figlio e gli esperti dicono che la comunicazione con i bambini sia la cosa più semplice del mondo. Anche quando si è impegnate o andiamo di fretta è importante il dialogo e l’ascolto, in modo tale che con la nostra presenza, i figli non si sentano soli o invisibili. Le parole che vengono pronunciate dalla madre incidono sull’autostima dei figli. Per questo vanno incoraggiati a fare le cose, soprattutto parlando con loro, quando si trovano in difficoltà. Una buona comunicazione è basata sul buon senso. Evitiamo di psicoanalizzare i figli ogniqualvolta si presenta un problema che non necessariamente nasconde un vero e proprio disagio.

La voce della madre la si avverte nelle raccomandazioni, nel dare le regole, ahimè senza alzarla troppo, evitando ricatti o punizioni, quando si pensa che possa essere un modo per farsi rispettare.  Non occorre gridare ma essere coerenti, spiegando i motivi delle nostre scelte, con indicazioni chiare su quello che è giusto per noi o è sbagliato, il perché di un e di un no, in modo tale che il messaggio non generi confusione.

La voce della madre, ti accompagnerà anche quando sarai grande. A lei ti rivolgerai per dei consigli, una ricetta, un lavaggio della lavatrice andato storto, una piantina da rinvasare, un vestito da indossare. C’è poi la scuola, l’università, la notte prima degli esami, lo sport e le partite, le prime uscite, le prime simpatie, i primi amori, le prime delusioni.

foto di Federica Lamberti

Ascolterai la sua voce rassicurante quando le chiederai di venirti a prendere in discoteca, a notte fonda, o dall’amica del cuore, o quando sarai lontano, per un viaggio o per lavoro o nel giorno in cui pronuncerai il sì ma anche nel momento in cui deciderai di dire basta! O quando penserai di non avere più speranza e ritroverai la voglia di vivere o quando avrai paura e ritroverai il coraggio. O come quello stramaledetto giorno in cui l’eco della sua voce risuonò in lontananza, poco prima che te ne andassi.

Del resto già da piccolo nella culla, ancora in fasce, erano piacevoli e rasserenanti le universali ninne nanne che ti cantava per addormentarti o le canzoni giocose per farti divertire o i vocalizzi per distrarti, quando per forza dovevi finire la pappa o quando si allontanava di qualche metro e ne perdevi il contatto fisico.

Il legame con la madre te lo porti dentro, nel bene e nel male. Cerchiamo di essere indulgenti con le nostre mamme, perdoniamo i loro eccessi, le loro mancanze, i loro difetti, le loro sviste, i loro errori.  E facciamolo qualche volta anche con noi stesse, in quanto madri dei nostri figli. Oggi siamo quello che siamo e se sbagliamo riconosciamo i nostri errori e cerchiamo di rimediare, per quanto ci è possibile. La perfezione sta nell’imperfezione.

Antonio Franchini con Il Fuoco che ti porti dentro, Marsilio, 2024, racconta il suo rapporto tormentato con la madre Angela e arriva a concludere che se il legame con la propria madre è difficile, bisogna solo rassegnarsi perché non c’è nessun rapporto da ricucire, ma solo da subire, per quanto lo scrittore non sia riuscito completamente a separarsene e a recidere definitivamente quel cordone ombelicale che lo legava a lei.

Con Mama (Madre dolcissima), canzone dall’album Oro, incenso e birra, del 1989, più venduto nel mondo e ripubblicato nel 2019, per i trent’anni dalla prima uscita, Zucchero Fornaciari, nel suo senso di ricerca e smarrimento, con l’anima che vaga nel vento, invoca la figura della madre dolcissima, come un rifugio e una salvezza, Ti amo perché ne ho bisogno, non perché ho bisogno di te, Io vago nel vento, vado però!.

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