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Autonomia differenziata

La questione tra potere centrale e potere locale

Ancona, 25 maggio 2024 – Se difficile è stato il compito del legislatore, maggiori sono state le difficoltà incontrate dalla Corte Costituzionale e dalle amministrazioni locali nello svolgimento delle loro funzioni, alle prese con il dibattito tra potere centrale e potere locale e con trasformazioni socioeconomiche rapide, drastiche e che anche oggi richiedono interventi precisi e tempestivi. Questo è quanto emerge in prima battuta dall’esame del rapporto tra Regioni, Stato ed Unione Europea all’indomani della riforma del Titolo V della Costituzione.

La globalizzazione è stata un punto di non ritorno. Da un lato ritenuta per molti provvidenziale, per altri un demone da combattere ma è altrettanto vero che essa ha aperto spiragli inimmaginabili sino a poco tempo prima per quel che concerne la politica sociale ed economica delle Regioni, delle nazioni e delle entità sopranazionali. Nello stesso tempo ha attirato l’attenzione su valori di qualità della vita cui, in precedenza, gli studi sociali ed economici non avevano prestato troppa attenzione. È proprio grazie a questo che le Regioni, quali ideali ambiti di lavoro, di dialogo e di cooperazione, sono diventate strumenti prediletti di comunicazione con i cittadini.

Le Regioni sono chiamate a svolgere varie funzioni e spesso l’autonomia che viene loro concessa, viene interpretata dalle autorità centrali come una minaccia. Problema, questo, storico nel nostro Paese. Inoltre, le Regioni devono essere esaminate nel loro atteggiamento sia verso l’interno che verso l’esterno. Non si può, quindi, parlare con certezza delle Regioni e delle loro competenze senza aver prima parlato dei nuovi compiti delle istituzioni e dei loro scopi, in una società che ha dimostrato, dopo un lungo divorzio, di averne assoluto bisogno.

La complessità del ruolo delle Regioni verrà compresa solo quando il principio di collaborazione sostituirà quelli di opportunità politica e di egoismi locali. L’importanza dell’ambito territoriale nella nuova società e nelle regioni-sistema,  richiede una coscienza etica, morale e politica di altissimo livello, pena la deriva nell’etnocentrismo, nella chiusura, nel conflitto.

L’articolata e forzata collaborazione tra legge nazionale e locale, hanno creato problemi di varia natura e la Corte Costituzionale dal 2001 in poi, ha accantonato in parte il compito di occuparsi dei diritti dei cittadini,  per fungere, in un certo senso, da supplente del legislatore laddove il nuovo Titolo V mostrava lacune da colmare in fretta e con perentorietà. Lo dimostra il copioso numero di sentenze della Corte riguardanti le competenze di Stato e Regioni.

Di conseguenza, nella definizione della partecipazione delle Regioni alla fase ascendente e discendente del processo decisionale europeo, la Corte Costituzionale ha giocato e gioca un ruolo determinante. Non si possono, allora, ignorare le pressioni cui la Corte stessa è soggetta: pressioni congiunturali e politiche, pressioni esercitate dai diversi poteri interessati. La storia del nostro Paese ha evidenziato come a proposito delle autonomie locali, non vi sia mai stata una reale chiarezza sin dal dopoguerra e come il centralismo di matrice pre-bellica sia sostanzialmente riuscito a sopravvivere nonostante la Costituzione.

Anche in questo caso, emerge il bisogno di una coscienza civica di grande spessore e di un comportamento ispirato alla lealtà e alla collaborazione. Si tratta, in definitiva, di far agire contemporaneamente i punti salienti della questione. Laddove la lettura socioeconomica mostra di prediligere un atteggiamento che valorizzi gli ambiti locali e le interrelazioni tra Regioni ed autonomie locali, sarà compito della legge far sì che questo sia possibile; di contro, laddove la legge e la società civile richiedono un approccio precipuamente etico, morale, sostenibile ed attento alle esigenze di ogni cittadino, è compito dell’economia rispondere adeguatamente.

La scena sociale ed economica odierna permette senza dubbio una maggiore partecipazione dei cittadini, degli enti e delle autonomie locali. Una maggiore informazione e comunicazione, una maggiore fluidità. Quel che serve, dunque è chiarezza legislativa e quello spirito di cooperazione e collaborazione che permetta di superare diatribe storiche. Un’esigenza questa espressa all’unanimità, soprattutto riguardo ai compiti assegnati o meno alle Regioni e a determinate libertà delle quali esse potrebbero godere.  Il caso delle relazioni internazionali e le sentenze espresse dalla Corte Costituzionale che le riguardano, chiariscono quanto sia ancora lungo e arduo il cammino, ma anche quanto non si possa prescindere dal concetto contemporaneo di Regione.

Per approfondimenti:

Federalismo, Regioni e Unione Europea, a cura di Cinzia De Stefani

Italic, Ancona 2010

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