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Una striscia quotidiana di riflessione

IL DISAGIO DELL’ESISTENZA

28 novembre 2018 – Perché la vita, per viverla fino in fondo, ha bisogno di un senso. E di dignità. Così, se arrivi a 93 inverni dopo che per anni hai combattuto con le avversità e la malattia; dopo esserti domandato mille volte perché e perché proprio a te; quando le forze ti abbandonano e ti senti impotente e inutile verso i bisogni altrui, può succedere che ti lasci andare a un gesto estremo. Assoluto e definitivo. Liberatorio.

Perché all’interno di una vita di coppia vissuta per oltre sessant’anni con la stessa compagna, arrivi a un certo punto che non ce la fai più ad accettare quell’orribile cosa che l’ha invasa, trasformata, degradata e annullata. E non ti basta più essere consapevole che è colpa dell’Alzheimer se tua moglie non ti riconosce più, nonostante tu l’accudisca quotidianamente.

Allora, può succedere che a forza di rimuginare e farti domande, arrivi alla conclusione di non avercelo più quel senso; neppure per lei, che la malattia ha spogliato di tutto. E quando prendi coscienza che non hai più nessuna voglia di vederla la tua 94esima primavera, prendi un biglietto, ci scrivi su “perdonami”, vai da lei distesa sul letto e trovi la forza di ridarle la dignità perduta. Perché la morte una dignità ce l’ha.

Poi, con l’anziana lucidità della vecchiaia e con un tremendo peso sul cuore, apri la finestra del terzo piano e ti lasci cadere. Perché per continuare a viverla, la vita ha bisogno di un senso. E di dignità.

Si chiamava Paolo, il pensionato 93enne che ieri mattina a Bologna si è tolto la vita dopo aver soffocato Anna, la moglie 91enne affetta da anni dall’Alzheimer. Sarà l’affinità del nome, o quell’impalpabile disagio esistenziale che ormai ci accompagna tutti, fatto sta che Paolo lo capisco benissimo e non lo biasimo. Era un uomo buono.