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Siamo tutti dei numeri di telefono

Il mercato globale ha smesso di considerarci persone

17 giugno 2019 – Alzi la mano chi, almeno una volta a settimana, non abbia ricevuto la visita a casa di un incaricato con una nuova proposta per cambiare il proprio gestore di luce e gas. Le alzi tutte e due chi, giornalmente, non riceva anche una telefonata da un call center dove un operatore cingalese, albanese o della Repubblica del Turkmenistan proponga la stessa cosa o con offerte della telefonia, di investimenti online di cripto valute o altre subdole amenità del genere.

Che poi, con tutti quegli accenti stranieri quasi del tutto incomprensibili, parlano e parlano cercando di spiegarti di che si tratta e, più parlano, meno ci capisci. Uomini e donne che ti chiamano dall’ombelico del mondo per convincerti che hanno riservato, solo e soltanto a te, una di quelle offerte imperdibili e vantaggiose che per nessuna ragione al mondo puoi rifiutare.

Immagino che più o meno tutti abbiate le mani alzate. Giù, giù le mani please! Tutte queste visite, tutte queste telefonate al limite dello stalking (persecuzione), non sono altro che il risultato ultimo del libero mercato globalizzato. Dove ogni gestore che t’importuna ha da proporti un’offerta sempre migliore rispetto alla concorrenza. Una concorrenza spietata, e spesso fraudolenta, che si serve di operatori poveri cristi pagati molto ma molto meno del minimo sindacale. Operatori che, e mi scuso con tutti loro, personalmente mando regolarmente a stendere grazie ad una tecnica dura e secca che ho affinato negli anni: “Grazie, non m’interessa”, e giù la cornetta!

Sarò anche un nostalgico, ma rimpiango parecchio quando il gestore era uno solo. Quando quest’unico gestore aveva uffici sparsi in tutte le città, e dietro agli sportelli trovavi impiegati gentili che in perfetto italiano ti spiegavano le cose prima di farti firmare un contratto. Anche perché il loro stipendio era equo, regolamentato sindacalmente, e il tempo che ti dedicavano era per loro il dovere che lo giustificava. Certo, c’erano code da fare, tempo prezioso da spendere in prima persona ma, se non altro, decidevi tu quando andarci. E, se avevi un problema, glielo spiegavi guardando negli occhi il tuo interlocutore, anziché sviscerarlo ad un deficiente e monocorde messaggio preregistrato che non può rendersi “umanamente” conto delle tue problematiche.

Il mercato globalizzato ha smesso di considerare persone gli individui, ci ha reso tutti dei numeri telefonici. Che poi, altro enigma da svelare, ma dove li prendono i nostri numeri di telefono? In realtà li pagano, acquistandoli (quando non li vanno a rubare qua e là su internet), da chi li raccoglie per mestiere nel profondo blu dei social. Io, credo di chiamarmi Paolo… in realtà sono 320 87 xx xxx.