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Sei grassa? Non puoi arbitrare nel Volley

Quando il sistema non premia il merito ma freddi numeri chiamati parametri

Camerano, 19 febbraio 2023 – “Egonu, tu sei nera, io sono grassa! Lo sport dovrebbe unire, e non emarginare. Ho superato i valori previsti di BMI (indice massa corporea, ndr) e circonferenza addominale. Parametri fuori norma ma di poco. Un poco che non scalfisce la qualità del mio servizio. Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio.

Ho deciso di dire basta, per me e per tutti i grassi. Basta a delle regole che non sempre vengono fatte valere erga omnes (nei confronti di tutti). Basta alle vedute ristrette. Basta a un sistema che non si interroga se quei chili in più nascano da problemi di salute o periodi particolari della propria vita. Basta a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni.
La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo! Da oggi inizia la mia battaglia
“.

L’autrice di questa lettera aperta, postata su Facebook, si chiama Martina Scavelli (foto). Ma potrebbe chiamarsi Gina, Maria, Laura… Fa l’arbitro di volley in serie B. O meglio, faceva l’arbitro di volley in serie B, perché il 14 febbraio, il giorno di San Valentino, ha scritto alla Federazione Italiana Pallavolo (Fipav), annunciando le sue dimissioni, dichiarando che non arbitrerà mai più.

Il perché lo ha spiegato lei stessa con le righe in apertura, raccogliendo una montagna di consensi e solidarietà su Facebook, grazie anche alle tante condivisioni come quella di Piero Gurrieri tra la gente in cui mi sono imbattuto.

Non ero a conoscenza del fatto che esistevano dei parametri riferiti alla massa corporea e alla circonferenza addominale per poter allenare. Parametri che, come dice la stessa Martina, nel volley non hanno senso dal momento che l’arbitro sta su un trespolo per tutta la durata della gara. Semmai, i parametri dovrebbero essere: vista da falco, velocità di giudizio, conoscenza profonda delle regole, capacità di valutare la paraculaggine degli atleti in campo. Nel volley l’arbitro è immobile come un vigile che dirige il traffico all’incrocio tra Via del Corso e Piazza Venezia a Roma. Che c’entra il suo peso corporeo e le maniglie sui fianchi?

D’altro canto, quando mai in Italia s’è presa in considerazione la meritocrazia? Mai. Solo nel caso del Trota, di leghista memoria, i nostri politici si accorsero che esisteva. Peccato che i nostri politici siano incapaci di coniugare l’autogiudizio. Ecco, questo è il punto, vorrei molte più Martina Scavelli impegnate a dirigere una partita di volley, o insegnanti bravi a insegnare, donne in gamba a dirigere aziende, uomini capaci impegnati in svariati settori, medici e infermieri pagati il giusto, e meno politici sugli scranni italiani o europei anche se magri come un giunco.

Nessun politico interverrà per cambiare le regole nel volley a favore di Martina. Né, tantomeno, la Fipav. Già risuona nelle mie orecchie il solito refrain: “Ma che vuole quella cicciona?

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