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Russia-Ucraina, una guerra che esiste grazie al gas

La vera paura è quella di passare un inverno a battere i denti dal freddo

Camerano, 18 luglio 2022 – D’accordo, non lontano da noi, ma ancora in Europa, c’è una guerra in atto fra Russia ed Ucraina. Che poi va dato un senso a quel “non lontano da noi”. Da Roma a Kiev sono 2.350 chilometri, 25 ore di macchina, passando per Croazia, Ungheria, Slovacchia. Giusto per avere un raffronto, Roma-Parigi sono 1.421 chilometri per 14 ore d’auto; Roma-Berlino sono 1.502 chilometri per 15 ore d’auto; Roma-Londra 1.873 chilometri per 19 ore e 22 minuti d’auto.

Forse, sarebbe più corretto dire: “piuttosto lontano da noi”, un intero giorno e un’intera notte di viaggio. Per assurdo, non ci fossero i social e i media 2.0, la morbosità e la paura delle masse, le speculazioni degli autocrati e di qualche Nazione, questa guerra passerebbe in secondo piano come decine di altre guerre combattute fino a ieri più o meno alle stesse distanze da Roma.

Ma non è così. E la discriminante, questa volta, passa attraverso quel benessere personale cui le masse si sono via via abituate dall’ultimo dopoguerra in poi, diciamo a partire dal 1945-1950. Vale a dire, la paura di dover passare un inverno al freddo per la mancanza delle forniture di gas provenienti dalla Russia.

Che agli italiani interessi davvero poco quel che sta succedendo in Ucraina, è un dato di fatto: basta vedere come reagiscono nel quotidiano. Gli aiuti agli sfollati, e l’ospitalità totale offerta loro, è un’altra storia; aiutare chi è in difficoltà, ospitare chi fugge dagli orrori (chiunque essi siano e comunque siano generati), è un gesto solidale che ci appartiene da sempre. Probabilmente perché quasi non esiste in Italia una famiglia che non abbia avuto qualcuno che ha lasciato l ‘Italia per necessità o per cercar fortuna all’estero: è successo nell’800, primi ‘900, e succede ancor oggi.

La “pietas”, che ci fa onore, ci appartiene ma, ripeto, è un’altra storia; vedi, ad esempio, quella degli extracomunitari.

Torniamo al gas. Abbiamo timore di restarne senza, quest’inverno, perché il nostro maggior fornitore, la Russia, ha deciso di mandarcene sempre meno anzi, probabilmente di non mandarcene più. Non voglio entrare nel merito o giudicare dove stanno le responsabilità di questo orrore Russia-Ucraina (Usa?), ma è scontato che, se tu Nazione prendi posizione contro il tuo principale fornitore di gas applicandogli sanzioni economico-commerciali, e fornendo armi ai suoi “nemici”, il tuo principale fornitore di gas reagisca bloccandoti tali forniture, unica arma a sua disposizione per contrastare sanzioni e forniture militari.

Così, oggi, 18 luglio 2022, il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi (foto) va in Algeria per firmare un contratto che ci garantisca un po’ di gas per l’inverno. I nostri politici in giro per il mondo ad elemosinare qualche metro cubo di gas destinato a riscaldare le nostre case e a far funzionare i forni delle aziende. Una iniziativa che andava fatta prima di decidere ed applicare le sanzioni alla Russia, non certo dopo.

Diciamocelo, se non ci fosse questo problema del gas e la minaccia di un inverno passato a battere i denti dal freddo, quanto ci importerebbe della guerra in Ucraina?

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