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Parlare “in corsivo” è una strunzata

Quando certe uscite danno la misura dei tempi oscuri che viviamo

Camerano, 4 luglio 2022 – Entriamoci dentro a piè pari, come avrebbe fatto Claudio Gentile marcatore di Diego Armando Maradona: parlare in corsivo è una emerita stronzata. Meglio, strunzata, così lo capiscono da Bolzano a Pantelleria. Semplicemente perché il corsivo nella lingua parlata non esiste.

Il corsivo esiste, ed ha un senso, solo nella parola scritta. Lezioncina wikipediana: “In tipografia il corsivo, detto anche aldino dal suo ideatore Aldo Manuzio, è uno stile di carattere contraddistinto da una leggera inclinazione delle lettere verso destra. Nasce per imitazione della scrittura a mano. In francese è chiamato italique, in inglese italic, mentre in tedesco è reso col termine Kursivschrift. Un insieme di caratteri tipografici comprende generalmente tre stili: il tondo, il grassetto e il corsivo”.

Ora che abbiamo chiarito, senza scomodare l’Accademia della Crusca, scomodiamo la confraternita del fieno, quella del volgo popolare che ormai sui social dà spago e spazio ad ogni stupidaggine volta a farsi pubblicità per aumentare i like personali e la notorietà. Per far cosa? Per provare a far soldi, naturalmente.

Almeno, era questa l’intenzione della sconosciuta ed ignorante Elisa Esposito (nella foto: @eli.espositoo [IG]), che s’è inventata sui social questa cosa del parlare in corsivo proprio per raggiungere una popolarità che non aveva. Una parlata un po’ cantilenante che imita quella snob delle signore milanesi che allungano le vocali, giusto per dare un’idea. Ignorante perché, nel fare la furbetta e leggere “in corsivo” alcuni passi della Divina Commedia, ha dovuto ammettere di non conoscere l’autore del testo. Un po’ come declamare la poesia L’infinito e non sapere chi l’ha scritta. Roba da far rigirare nella tomba sia Dante Alighieri sia Giacomo Leopardi!

In una società normale, con cultura media e tempo dedicato principalmente a far bene il proprio lavoro, a crescere ed educare i pargoli, a studiare il giusto con i dovuti approfondimenti, l’uscita di Elisa Esposito sarebbe stata liquidata alla stessa stregua di una boutade comica (uscita spiritosa) di bassissimo livello: tre minuti di celebrità, ma anche meno, e poi l’oblio assoluto.

Nella società che viviamo, invece, dove il decadimento culturale è più esteso del Sahara (il più grande deserto del Globo), la Elisa Esposito di turno non solo non è stata coperta d’indifferenza ma, addirittura, è stata esaltata dai media a protagonista di talk show dove, inevitabilmente, la sua pochezza è emersa in tutta la sua grandezza.

Quel che preoccupa, al di là della povera fanciulla che ha visto ritorcersi contro la sua stessa strunzata, con i leoni da tastiera più strunzi di lei che l’hanno insultata in tutti i modi conosciuti dallo scibile umano e anche di più, c’è questo fatto del seguito avuto dalla vicenda: milioni di italiani intervenuti su questa cosa così miserevole da domandarsi quanto siano miserevoli, oggigiorno, milioni di italiani. D’altro canto, a vedere com’è messa l’Italia di questi tempi, c’è davvero poco da stupirsi!

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