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Pane burro & marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

 

ZINGARETTI & GENTILONI                                                                                                                         (come tirare a campare in vista delle Europee)

18 marzo 2019 – Da oggi, questo sarà il nuovo PD: piccoli zingari molto gentili. Mi si perdoni il gioco di parole, una sorta di ‘Geringoso’ al quale non ho saputo resistere, messo in atto sulla carta sfruttando i cognomi del neo eletto segretario del PD Nicola Zingaretti e del neo eletto presidente del PD Paolo Gentiloni. Cognomi trasformati in aggettivi per sdrammatizzare e riderci su.

Tornando seri e ricapitolando. Nicola Zingaretti, giusto ieri a Roma, è stato proclamato segretario del PD. Paolo Gentiloni, sempre ieri e nella stessa Assemblea nazionale, ne è stato eletto presidente. Può ripartire così il più grande partito politico della sinistra italiana, a distanza di un anno circa dalla debacle elettorale che aveva portato e favorito la formazione dell’attuale governo gialloverde.

Un anno per cambiare i propri vertici e ripartire è un po’ ‘tantino’, e questo la dice lunga sui giochi di potere messi in campo in seno ad un apparato forse troppo mastodontico qual è il PD. Ma tant’è: un anno vale ben una poltrona!

Nicola Zingaretti. Ieri, alla componente del neo segretario, che si è presentato sul palco in maniche di camicia, sono stati riconosciuti 653 delegati in assemblea (119 a Giachetti e 228 a Martina). Nel suo primo discorso il segretario ha detto: «Non è in gioco il futuro del partito, ma del Paese… A questo punto dobbiamo muoverci e metterci in cammino, tutto quello che succede intorno a noi ce lo dice… Prima di tutto dobbiamo cambiare tutti noi. Occorre un partito diverso, più aperto, più inclusivo, realmente democratico; capace di essere percepito come amico di chi parla con noi…».

Paolo Gentiloni. È stato eletto presidente da circa mille delegati (vicepresidenti sono state elette Anna Ascani e Deborah Serracchiani; tesoriere, Luigi Zanda). «Il nuovo PD – ha detto Gentiloni – non nasce dall’abiura del passato, ma dalla consapevolezza che impone riflessioni e programmi nuovi, alleanze per l’alternativa… Vince la squadra. No a posizioni personali».

In pratica, entrambi hanno detto in politichese quel che potevano dire, cioè nulla. Quel “dobbiamo cambiare tutti e tutto” di Zingaretti, è un concetto trito e ritrito di Gattopardiana memoria. Dove Tomasi di Lampedusa faceva dire al suo personaggio ‘cambiamo tutto per non cambiare nulla’. Un catastrofismo, quello che traspare dalle parole del neo segretario ‘non è in gioco il futuro del partito ma del Paese’, che ricorda quello del miglior Berlusconi ante litteram.

Insomma, ‘niente di nuovo sul fronte occidentale’ di questo nuovo PD sempre più zingaresco e gentilone. Sempre più con la testa girata dall’altra parte rispetto ai problemi reali di un popolo che lavora e suda, tutti i giorni, per guadagnarsi la pagnotta e un posto al sole.