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Pane burro & marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

 

PROVERBIALE ESTEROFILIA                                                                                                                     (come l’italiano sa farsi del male da solo)

20 febbraio 2019 – Lo dice l’Istat: il fatturato dell’industria a dicembre 2018 segna un – 3,5% rispetto a novembre. Su base annua il calo è pari al 7,3%. È la flessione annua più forte dal novembre 2009.

In calo anche gli ordinativi che, rispetto a novembre 2018, registrano un – 1,8%. Se poi raffrontiamo il dato con novembre 2017, la contrazione risulta pari al 5,3%. Sia per il fatturato, sia per gli ordinativi, i risultati negativi sono fortemente influenzati dalle performance sul mercato estero. Cioè, esportiamo meno e arrivano meno acquisti dall’estero.

L’industria è in flessione a livello europeo, la stagnazione riguarda un po’ tutti i Paesi UE, ma in Italia le cose vanno un po’ peggio. Flessione momentanea? Mercati stanchi? È un po’ presto per dirlo, occorrerà aspettare le performance del prossimo trimestre per avere risposte certe. A livello politico i detrattori danno la colpa all’immobilismo e alle divisioni all’interno del governo giallo-verde; la Confindustria invoca l’immediata partenza dei cantieri delle grandi opere e della Tav. Ammesso che abbiano ragione, c’è anche dell’altro.

Nell’industria dell’automobile la Fiat registra a dicembre un calo nelle vendite di circa il 7%. Ma va detto, ad esempio, che il mercato dell’usato è in positivo e questo potrebbe voler dire che si compra un’auto che costa meno, e non che non si compra. Poi, bisognerebbe capire anche ciò che si compra a livello di marchio. Una personale indagine, ha rivelato che su mille automobili circolanti almeno il 50% sono auto straniere. Ma si sa, l’italiano è esterofilo per definizione. Auto, moto, elettrodomestici, tecnologia meccanica e bevande, per fare alcuni esempi, se parlano straniero attraggono nell’immediato l’italica attenzione.

Dal momento che non sta scritto da nessuna parte che un bene straniero è sinonimo di qualità superiore – in qualche caso lo è, ma spesso l’attrattiva è data dalle mode, dal senso di emulazione e dalla capacità promozionale – imparare ad apprezzare di più il made in Italy porterebbe un sicuro beneficio alla nostra industria. Sarà anche politicamente scorretto affermare: “Italiani, acquistate italiano”, ed è sacrosanto che uno spenda il suo denaro come meglio crede, ma in certe fasi economiche un po’ più di nazionalismo non guasterebbe. Gli altri Stati lo fanno, su tantissimi prodotti, e se ne fregano del politicamente corretto. D’altro canto se non ci aiutiamo noi, chi ci aiuta?