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MIGRANTI: MORIRE DI TIR

Ancona, 9 gennaio 2019 – Disperazione, coraggio, incoscienza, voglia di libertà. Non saprei in quali altri modi si potrebbe definire la ricerca spasmodica, la fuga verso un mondo migliore o quantomeno diverso, messa in atto da alcuni migranti che pur di raggiungere la meta sono disposti a mettere a repentaglio la propria vita. C’è chi lo fa via mare, scegliendo (o subendo) la traversata dell’Adriatico su di un gommone. E c’è chi lo fa via terra, clandestinamente, con ogni mezzo. Magari attaccandosi come un ragno sotto la pancia di un autocarro. Quasi sempre un Tir.

Disposti a perderla la propria vita, come spesso succede, pur di provare a migliorarla azzardando una possibilità estrema. Forse l’ultima, prima di mollare e lasciarsi scivolare nella sconfitta. Chi tenta l’ingresso in Italia via terra, spesso si accorda con autisti compiacenti che chiedono somme spropositate per ammassarli all’interno di un cassone senza cibo, senza acqua e spesso senza aria. Ne sono morti parecchi così…

Altri, quelli giovani, e dunque più forti e resistenti alla fatica, si attaccano con una cinghia sotto la pancia di un Tir e si lasciano portare. Quanti ce l’abbiano fatta non è dato sapere. Le cronache non possono raccontare certi “successi”. Le cronache, raccontano di quelli che non ce l’hanno fatta. Perché a testimoniare la sconfitta c’è sempre un corpo. Sempre un morto. Ad Ancona sono stati due, nel 2018, i giovani migranti clandestini deceduti schiacciati dalle ruote di un Tir appena sbarcato al porto. Uno a giungo, un diciottenne; l’altro, un ventiquattrenne, il giorno di Natale. Entrambi afgani. Entrambi senza documenti, senza un nome, senza un futuro.

Ce ne sono stati altri, ad Ancona, deceduti con una simile dinamica. Uno nel 2016, un altro nel 2009. E parliamo solo di Ancona… Così non m’importa chi fossero, da cosa scappassero, e se fossero ragazzi perbene o permale. Provo ad immaginarmi attaccato alla pancia di un Tir e di dover resistere così quanto più possibile, finché non ce la faccio più e mi lascio andare. E al diavolo tutto! Perché se il mondo non mi vuole, cieco e sordo com’è, alla fine sono io che decido di non starci più in un mondo così!