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Pane burro & marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

A PROPOSITO DI ASILO AI MIGRANTES

22 gennaio 2019 – Sempre sulla cresta dell’onda il tema dell’ospitalità ai richiedenti asilo. Sempre di più i morti registrati nel Mediterraneo. Ogni Paese, europeo o extraeuropeo, affronta il tema a modo suo: espressione del governante di turno e delle condizioni sociali interne. Oggi vi racconto una storia non mia. L’ha postata il torinese Marco Corrini, un nostro lettore, professionista del marketing e scrittore di libri gialli. Così, tanto per riflettere un attimo sul fatto che forse il colore della pelle incide sui modus dell’accoglienza piu di quanto siamo disposti ad ammettere

Scrive Corrini: «Nel 1982 lavoravo in Telemecanique, come responsabile della qualità. Ricordo che mi venne tra le mani un modulo dell’Ambasciata australiana, nel quale il Governo australiano cercava giovani diplomati o laureati disposti a trasferirsi definitivamente in Australia. Avevo un buon lavoro in Italia, ma quasi per scherzo lo compilai e inviai. Dopo un paio di settimane mi arrivò la convocazione a Roma, dall’addetto commerciale dell’Ambasciata. Eravamo una decina e in perfetto italiano, il funzionario ci spiegó le condizioni.

Il Governo australiano pagava un corso accelerato di inglese della durata di 3 mesi in Italia, pagava il viaggio aereo fino a Melburne (all’epoca costava parecchio), garantiva una casa con comfort di livello superiore e di metratura adeguata pagata dallo Stato, garantiva una occupazione in una primaria industria del Paese a un salario triplo di quello che prendevo in Italia e infine pagava 2 viaggi di andata e ritorno Australia/Italia all’anno per permettermi di venire a trovare i parenti.

Unica condizione, l’impegno a restare in Australia almeno 5 anni. Queste erano le politiche che miravano a una immigrazione qualificata che portasse valore aggiunto.

Ora le cose sono cambiate anche in Australia, ma il principio resta: un paese non può essere aperto a tutti, rischia la destabilizzazione. Le regole sull’immigrazione sono fondamentali per salvaguardare equilibri e crescita e vanno sempre rispettate, anche di fronte ai disastri alimentati da chi comanda il traffico di uomini. Il dolore e la pietà non devono mai in alcun modo mettere a rischio la sopravvivenza dello Stato».