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Ong, Rachete e il resto del Mondo

Quanto siamo piccoli di fronte ai problemi dell’Umanità

1 luglio 2019 – “Stamane, arrestando Carola Rackete (foto), lo Stato ha perso l’umanità. È il momento di unire le forze e scendere in piazza, di guardarci negli occhi e di contarci. Abbiamo il dovere di rispondere con forza e in maniera democratica a questo vergognoso teatrino propagandistico che mette però a nudo un ormai intollerabile limite di tutta l’Europa e di tutti i Paesi occidentali. Le barriere che impediscono agli uomini e alle donne di cercare una vita migliore vanno abbattute, vanno riaperti i flussi d’ingresso e attuata una politica dei visti giusta che tenga conto della dignità e della libertà delle persone. Il problema non è Salvini ma siamo tutti noi. È ora di scendere in piazza e di metterci la faccia”.

Lo ha scritto, meno di 48 ore fa, la Cgil Marche sulla sua pagina Facebook. Ma l’ultimo caso della Sea Watch ha scatenato un’onda anomala di commenti sui social, pro o contro che siano, che testimonia quanto siano divisi gli italiani sul tema dell’accoglienza.

Come si fa a non essere d’accordo su quanto sostiene la Cgil Marche, o sostengono tutte le altre organizzazioni o persone che la pensano allo stesso modo? Non si può, ovvio, su un piano strettamente umanitario. Con un distinguo, però. E cioè che queste organizzazioni e queste persone condannano giustamente il comportamento dello Stato, ma non fanno nulla per tentare di risolvere il problema in prima persona. Delegano ad altri il loro pensiero e il loro credo. Della serie: “armiamoci e partite”. Partecipiamo allo sdegno generale ma siete voi a dover risolvere la questione.

Come si fa a non condannare gli insulti inverecondi, pesantissimi, omofobi e da denuncia penale che tanti sui social hanno indirizzato alla persona della comandante della Sea Watch Carola Rackete. Una donna coraggiosissima che ha sfidato le regole nazionali e che pagherà in prima persona l’avere concretizzato i sui personali credo e valori. Non si può non condannare, ovvio. Tenendo però presente che per ogni migrante sbarcato – dunque, a missione compiuta – le entreranno in tasca dei denari.

Ridicoli, per non dire peggio, i parlamentari della sinistra italiana saliti a bordo della nave Ong per salvaguardare la vita dei migranti a bordo. Una lotta ad oltranza ipocrita che non gli ho mai visto applicare a favore degli operai italiani che da anni lottano davanti ai cancelli delle fabbriche chiuse per salvare il posto di lavoro. Se la loro perdita di consensi è pesante, un motivo ci sarà, no?

In ultimo, dice bene la Cgil Marche: il problema non è Salvini. Il vicepremier della Lega ha chiuso i porti alle Ong per un semplice motivo: obbligare gli Stati europei a fare la loro parte nell’accoglienza, stufo che sia solo l’Italia a farsene carico. Perché non è giusto, perché non ce la facciamo più, perché gli altri se ne fregano dei migranti. Francia, Germania, Olanda in primis.

L’uomo è nato libero in un mondo a sua completa disposizione. Tutto si è complicato quando qualcuno ha capito che c’era da guadagnare parecchio a rendere schiavi parte dei suoi simili. E quel qualcuno ha avuto a disposizione un paio di milioni di anni per perfezionare la tecnica.