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No all’aborto, imposto per legge

In Oklahoma, USA, previsti 10 anni di carcere per i medici che lo procurano

Camerano, 6 aprile 2022 – Dopo aver letto ieri la notizia su Rai news, non ho ancora smesso di pensarci: “Usa, aborto vietato in Oklahoma, si rischiano dieci anni di carcere e 100mila dollari di multa”. Divieto valido in tutti i casi compreso lo stupro, si deroga solo nel caso in cui la madre incinta sia in pericolo di vita. Le pene per i medici che procurino un aborto in tutti i casi che non mettono in pericolo la salute della donna arriveranno fino a 10 anni di carcere.

Mi sono documentato un po’ sull’ammissibilità morale dell’aborto (o interruzione volontaria di gravidanza (IVG), ed è ovvio che sia soggetta a convinzioni etiche, orientamenti religiosi o più in generale al modo in cui una cultura si pone di fronte a concetti come la vita o l’anima (lo dice Wikipedia…).

L’argomento è spinoso, forse è per questo che continua ad assillarmi. Se fossi un cristiano credente sarebbe più semplice, seguirei i dettami della Chiesa e amen, abortire (tranne pochissimi casi estremi) è peccato mortale, problema risolto: fanno benissimo in Oklahoma. Papa Francesco ultimamente ha comunque detto che è giusto perdonare quelle donne che si sono pentite dopo aver abortito.

Siccome non sono un fervido credente, provo a mettermi nei panni delle donne (impresa ciclopica, quasi impossibile), e provo a trovare risposte per la mia coscienza combattuta e mi dico che no, in Oklahoma non fanno benissimo. Non trovo giusto che una donna vittima di stupro debba tenersi per legge il frutto di quella violenza. E mi vengono in mente le tante suore stuprate dai preti nella Chiesa, o dai soldati russi nei conventi polacchi: ne hanno fatto anche un film. O anche le tantissime donne, fuori dalla Chiesa e dai conventi, che vengono sistematicamente abusate addirittura in pieno giorno e nel cuore delle città.

Chi sei tu, Kevin Stitt, governatore dello Stato dell’Oklahoma, per ergerti a giudice ultimo del destino di tutte queste donne abusate? (La legge la deve firmare lui e, se lo farà, in Oklahoma entrerà in vigore il prossimo 26 agosto).

Etica, morale, religione. Ogni Nazione ha la sua legge sull’aborto, qualcuna non ce l’ha proprio. E una legge, una volta approvata, va rispettata e messa in pratica. Così come un essere umano, una volta concepito, ha diritto sacrosanto alla vita. Il buon senso, però, porterebbe anche a dire che un figlio va concepito nell’amore, nella gioia, nella condivisione. Un essere umano concepito nella violenza, nell’abuso del corpo altrui solo per soddisfare un istinto bestiale, che figlio diventerà, che madre avrà se lo dovrà crescere solo perché glielo impone la legge?

Regolamentare la vita, il destino degli uomini e delle donne attraverso una legge precisa che non sia in grado di valutare i singoli casi, penso sia un’enorme atrocità. Eppure, viene fatto da secoli, da quando cioè l’uomo ha delegato il proprio libero arbitrio mettendolo nelle mani di qualcun altro.

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