Argomenti per categorie

Mannaggia a te, Roberto Vecchioni!

Perché la vita fa strani giri ma poi ritorna…

Ancona, 17 aprile 2019 – Erano trent’anni e più che non partecipavo dal vivo ad un concerto di Roberto Vecchioni, e quello di ieri sera al Teatro Le Muse di Ancona mi è entrato nel cuore e nell’anima sconvolgendomeli tutti, questi ultimi trent’anni.

Ci sono concerti e concerti, cantautori e cantautori, musica e musica e poi c’è Vecchioni. Giusto per capirci: posso ascoltare, quando capita, le canzoni di Ligabue ma non succede nulla o quasi. Note, parole, accordi e strumentisti capaci e molto bravi che però, chissà perché, mi entrano negli orecchi e lì si fermano. Incapaci di andare oltre, scendere più giù o salire più su.

Sarà una questione generazionale, o di temi trattati, o di genere musicale, sta di fatto che per me Ligabue si ferma lì, negli orecchi. Eppure, raduna folle oceaniche di fan ed estimatori. Quando lo ascolto, non scatta nessuna alchimia. E dunque è chiaro che sono io quello sbagliato. Quello senza preparazione musicale…

Per Vecchioni, invece, è tutta un’altra storia. Basta che accenni un pezzo del suo vastissimo repertorio, uno qualunque, e le mie sinapsi impazziscono, i neuroni esplodono e le emozioni iniziano quel viaggio fantastico che va su e giù, all’infinito, fra cervello e cuore, cuore e cervello, fino a solleticare l’anima. Succede così da oltre quarant’anni, sin dai tempi di Parabola e di Saldi di fine stagione.

Mannaggia a te, Roberto Vecchioni! Erano trent’anni e più che non succedeva quest’alchimia. Da quando cioè, mi addormentavo ogni sera con i tuoi dischi che giravano sul piatto accanto al letto; da quando c’incontrammo in quella piazzetta di Torino, dopo un tuo concerto, dove ti chiesi con infinito imbarazzo e il cuore a mille di scrivere la prefazione al mio primo romanzo Tornare a vivere; da quando, uscito il libro, un paio di volte venni a portarti il rituale bicchiere di whisky in camerino, complice Daria. Perché la vita, “fa strani giri”…

Mannaggia a te, Roberto Vecchioni. Velasquez ha fregato entrambi (e con noi milioni d’altri). Per trent’anni e più ho percorso altre strade, seguito e subìto gli eventi e gli accadimenti, sbagliato l’imbocco di alcuni sentieri; lasciato Torino e che la polvere ricoprisse del tutto il piatto dell’impianto stereo che non so neppure più che fine abbia fatto.

Poi, ieri sera, alle Muse (regalo di compleanno di mia moglie), è arrivato il tuo ‘Infinito’ a dirmi, a urlare forte, che quei trent’anni e più non li ho spesi malamente. Li ho vissuti tutti cercando d’essere l’artefice del mio destino, e questo non significa che ci sia riuscito. Mannaggia a te, Roberto Vecchioni, e alle lacrime che mi hai fatto versare!