Argomenti per categorie

Italia, il Paese delle Ecomafie

Un giro d’affari illegale pari a 16,6 miliardi di euro

5 luglio 2019 – Nel 2018 l’aggressione alle risorse ambientali del Paese ha fruttato all’ecomafia un giro d’affari di 16,6 miliardi di euro, 2,5 mld in più del 2017. E questo nonostante un seppur minimo calo nel totale dei reati contro l’ambiente, accompagnato dalla diminuzione delle denunce e degli arresti eseguiti.

Sono dati diffusi da Legambiente nel suo report: “Ecomafia 2019 – storie e numeri della criminalità ambientale in Italia”. Censiti 368 clan criminali, molto attivi nel ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, nella filiera agroalimentare e nel racket degli animali.

In netto calo gli incendi boschivi dolosi (6.550 nel 2017; 2.034 nel 2018). Anche a causa di condizioni climatiche sfavorevoli agli eco criminali. A tutto questo fa da supporto la Legge 68/2015 che ha un ruolo chiave sia nell’attività di prevenzione che in quella di repressione. Lo scorso anno è stata usata 1.108 volte, con 218 contestazioni per inquinamento ambientale e 88 per disastro ambientale.

La Campania guida la classifica regionale delle illegalità ambientali; seguono Calabria (col maggior numero di arresti), Puglia e Sicilia. Campania in testa anche per illegalità nel ciclo del cemento.

La corruzione resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti” sottolinea Legambiente nel suo report. Da 1 giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono 100 le inchieste che hanno visto impegnate 36 Procure, con 597 persone denunciate, 395 arrestate, e 143 sequestri.

È il Lazio la regione con il maggior numero di inchieste avviate, ben 23, seguita dalla Sicilia, 21, Lombardia, 12, Campania, 9. Sono state 23 le Amministrazioni sciolte per mafia nel 2018, mentre nei primi mesi dell’anno in corso sono già 8.

Un bel quadretto di Paese virtuoso, non c’è che dire. Le ecomafie lucrano da sempre, ma oggi sempre di più, imponendo chi deve colare il cemento e a quale prezzo; chi deve raccogliere e smaltire i rifiuti senza preoccuparsi di dove vanno a finire quelli speciali altamente inquinanti; s’insinuano nella filiera agroalimentare e fissano i prezzi di prodotti e manovalanza. Gestiscono il racket degli animali immettendo sul mercato cuccioli quasi sempre malati e destinati a morte certa.

La corruzione, che alimenta le ecomafie, non funziona a senso unico. C’è sempre un corruttore e un corrotto, e tanti uomini che per profitto ruotano intorno a questo sistema criminale. Lo accettano, lo sviluppano e si fanno beffe delle persone per bene. Forse è arrivato il momento per le persone per bene d’iniziare a denunciare.