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I Paesi frugali dell’Europa

Le formiche Austria, Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia contro la cicala Italia

23 giugno 2020 – Quando la cicala Italia – che da decine di estati canta e balla al sole incurante del fatto che se lo possa permettere o meno – arriva a dover fare i conti con l’inverno rigido della propria stoltezza politica che impedisce scelte socio-economiche oculate e incisive, a pagarne lo scotto sono sempre stati gli italiani. Sottoforma di nuove tasse o balzelli vari. Per arrivare, in qualche caso, addirittura a pagare con la vita.

È sempre stato così. Un’incoscienza estiva mirata a promettere e ad arraffare tutto e subito – accumulando debito pubblico – pur di conservare i privilegi e il posto al sole in Parlamento. Poi è arrivata l’Europa, e il Covid-19. E le formiche si sono ribellate alle cicale, tanto che queste ultime si sono viste costrette ad elemosinare bombole d’ossigeno all’Unione Europea pur di poter continuare a cantare. E a gonfiare quel debito pubblico già insostenibile.

Armando Ginesi ci riflette su e dà questa lettura:

«Li chiamano così, Paesi “frugali”, per dire che sono parsimoniosi, attenti a non spendere e soprattutto a non spandere, più formiche che cicale. Sono l’Austria, la Danimarca, la Finlandia, l’Olanda e la Svezia. Con la Germania che prima propendeva dalla parte loro e che adesso sembra voler dare una mano alle cicale.

Queste ultime sono i Paesi del sud Europa i quali – se esistesse una leadership – toccherebbe certamente all’Italia (seguita dal Portogallo, dalla Grecia, dalla Spagna, dal Belgio, anche dalla Francia nonostante la sua sbandierata “grandeur”). Sono Paesi abituati da sempre a cantare e a far debiti, sperando che gli dei provvedano.

Un qualche dio, dopo tanta fatica, è riuscito a convincere gli altri abitanti dell’Olimpo a istituire il “Recovery Fund” (oramai anche tra gli dei si parla inglese), che in italiano sarebbe il “Fondo di recupero”. Una barca di soldi, insomma, messi a disposizione, in teoria, di progetti seri di natura strutturale, che dovrebbero cambiare la natura delle cicale in quella di formiche.

Ma alla teoria i Paesi cosiddetti frugali ci credono poco e alla metamorfosi ancora meno. Sicché il premier austriaco Sebastian Kurz (foto, by Wikipedia), facendosi interprete anche dei sodali, ha sollevato mille perplessità temendo che questi soldi vadano a finire più nelle corde vocali delle cicale che nelle braccine operose delle formichine.

Non vorremmo che i fondi dell’Europa finissero in tarallucci e vino, cioè in redditi di cittadinanza e in bonus vacanze”, ha detto recentemente Kurz. Non ha mai parlato dell’Italia ma anche lo scemo del villaggio ha capito che alludeva al nostro Paese.
Certo fa rabbia. Ma debbo essere onesto. Siamo sicuri che io, pur arrabbiato, al suo posto non avrei fatto la stessa obiezione?»

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