Argomenti per categorie

Covid-19 – Le differenze tra cura e prevenzione

L’attesa per un vaccino risolutore costellata da poche certezze e dalla ricerca di pratiche efficaci

6 maggio 2020 – Si sta diffondendo in questi giorni sui social la convinzione che il Covid-19 si possa curare con il plasma dei guariti perché contiene gli anticorpi in grado di debellarlo. E che però la pratica – che ha dato buoni risultati sui malati là dove è stata applicata – non verrebbe reclamizzata più di tanto (e condivisa dai colossi farmaceutici) perché ha un costo limitato, mentre le case farmaceutiche guadagnerebbero molto di più con la vendita del vaccino (quando e se ci sarà).

Esternazioni – prodotte spesso dall’ignoranza in materia – riconducibili al pensiero un po’ mafioso che in Italia le scelte delle cure ricadano sempre su quelle più costose perché più redditizie. È risaputo che se una cosa, un prodotto, un servizio costa poco, il politico o il mediatore di turno ha poco margine per farci sopra una succulenta cresta.

Concetto, peraltro, spesso praticato. Ricordo che a fine anni ’80 primi ’90, un caro amico che si occupava di raccolta e smaltimento dei rifiuti aveva assemblato, con la partecipazione al progetto di una Università prestigiosa del nord Italia, un macchinario che triturava i rifiuti organici e li trasformava in concime da spandere nei campi. Quando il macchinario fu pronto, ne propose l’acquisto a diversi Comuni al prezzo, se non ricordo male, di una trentina di milioni di lire. Un assessore ai rifiuti gli disse: “Troppo poco, amico mio, che cresta posso fare su una cifra così bassa? Facciamo almeno 90 milioni”.

Torniamo al plasma che conterrebbe gli anticorpi capaci di combattere l’attuale coronavirus. Al di là dei meccanismi e dei costi della donazione del plasma (foto, by Qds), più complessi e più alti rispetto alla semplice ed ordinaria donazione di sangue, va ricordato che il prelievo di plasma ai guariti viene fatto solo da pochi giorni per il semplice motivo che all’inizio della pandemia i guariti non esistevano. Si è dovuto aspettare diverse settimane prima di averne.

Senza entrare nel merito di costi e benefici, dal momento che non sono né un medico né uno scienziato della ricerca, ed escludendo per deontologia la malafede dei colossi farmaceutici – anche se come diceva il saggio “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” – plasma e vaccino sono due pratiche del tutto diverse e una non esclude l’altra.

Con il plasma dei guariti, infatti, si tenta di curare un paziente già malato e in fase critica. Con il vaccino, invece, si mette in atto la prevenzione all’infezione. Ergo: se ho il secondo, probabilmente non dovrò ricorrere alle cure con il primo. Di assoluto, in questa fase, non c’è nulla. Il Covid-19 è un virus micidiale che non conoscevamo prima che si manifestasse, e dobbiamo lavorare sodo e chissà per quanto tempo prima di arrivare a produrre un vaccino risolutore. E non è detto che ci si riesca. Da decenni stiamo aspettando vaccini mai prodotti su catastrofi virologiche del passato.

Al momento, l’unica è fare i bravi come peraltro fatto fin qui. Mettere in atto tutti i dispositivi di contrasto al contagio e sperare che fratello sole e madre natura ci diano una grossa mano. Abbiamo scoperto d’essere molto più fragili di quel che pensavamo. E che lo stare su questa Terra implica un prezzo salatissimo da pagare, non solo in euro ma pure in vite umane. Riusciremo a farne tesoro?