Argomenti per categorie

25 aprile: Festa della Liberazione

Una storia da raccontare ai nostri ragazzi

24 aprile 2019 – Mentre il Governo litiga sui debiti di Roma Capitale e sulle dimissioni del sottosegretario Siri, l’Italia intera si appresta alle celebrazioni del 74° anniversario della Liberazione. Negli oltre 7.980 Comuni italiani (tranne qualche rara eccezione), domani le Autorità locali e i cittadini renderanno omaggio agli oltre 472.000 caduti in Italia nel secondo conflitto mondiale (138.000 civili, 319.000 militari, 15.000 ebrei). Nell’intera Europa furono circa 40 milioni.

La prima riflessione che mi viene in mente è quanto siano consapevoli i nostri giovani del significato della Festa della Liberazione. Quanto si possano rendere conto nel loro intimo, abituati alla vita che fanno, al valore e al significato di termini come lotta per la Libertà, repressione di classe, negazionismo, sistema totalitario, lotta partigiana, ideali. Quanto si possano rendere conto davvero di cosa significhi per un uomo o una donna decidere di dare la propria vita per questi valori.

Fu il re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, che il 22 aprile 1946 su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, emanò il decreto che fissava il 25 aprile come Festa Nazionale della Liberazione. Liberazione da oltre 20 anni di fascismo, di nazismo e da cinque di guerra.

Il 25 aprile perché proprio quel giorno del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani – proclamò l’’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo loro la resa. E questa, in estrema sintesi, è storia. La nostra Storia, con la S maiuscola.

Negarla o non celebrarla, come ha dichiarato il vicepremier Di Maio: «È grave». E non serve a nessuno neppure la dichiarazione dell’altro vicepremier Salvini: «Nel 2019, la vera Liberazione dell’Italia è dalle mafie. Io sarò a Corleone, per ringraziare gli agenti che rischiano la vita». Non serve perché, ancorché nobile riconoscere chi lotta oggi per la sicurezza dello Stato, così si dimentica di celebrare chi lo ha fatto 74 anni fa dando la vita affinché questo Stato si potesse realizzare.

In ultimo, è vero che senza i partigiani oggi l’Italia non sarebbe uno Stato libero. Ma questa consapevolezza non dà loro il diritto di sentirsene padroni assoluti. L’hanno liberata, è vero, rischiando la vita per mettere in atto i propri ideali di libertà, ma era un dovere di ogni italiano che si sentisse tale. A loro, il ringraziamento di un’intera Nazione nell’umiltà (e il coraggio) di aver fatto quello che andava fatto. Raccontiamola questa storia ai nostri ragazzi.