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1° maggio: e dell’uomo e della dignità

Anni che passano disoccupazioni che resistono

1 maggio 2019 – «Se oggi si vive il 1° maggio come la celebrazione di tutti i lavoratori morti nel mondo per affermare la libertà, la dignità e il rispetto di ogni singolo individuo, mi può star bene. Anzi, benissimo! Anche perché, purtroppo, nel mondo c’è ancora tanto da fare in questo senso. Anche in Italia.

Se si celebra invece il lavoro fine a se stesso, per come siamo messi, non mi sta bene. Come puoi ballare e cantare, bere e mangiare con tutti quei milioni di lavoratori che sono a casa senza un lavoro…  

Quello che più mi disturba, oltretutto, è che i sindacati continuino imperterriti a organizzare il concertone in Piazza S. Giovanni a Roma… quello sì che sono bravi a organizzarlo! Ma ‘suona’ come l’ennesima beffa da parte di chi dovrebbe lottare in prima linea per assicurare un lavoro a tutti. E sai quanti saranno oggi i disoccupati che balleranno in Piazza S. Giovanni? Parecchi! E domani? Idem come ieri.

Se solo avessero il coraggio di usare la stessa energia e lo stesso spirito d’aggregazione per cambiare questa davvero poco incisiva classe dirigente, sia politica sia sindacale… Dov’è l’uomo di un tempo, quello capace di dare la vita per un ideale, o di spenderla tutta per inseguire un sogno di libertà, di dignità e di rispetto?»

Un virgolettato, quello sopra, che scrivevo il 1° maggio del 2014. E con rammarico mi tocca constatare che dopo cinque anni è ancora una riflessione attualissima. Che ci sia una celebrazione del lavoro e dei lavoratori, va benissimo. Sacrosanto! Ma non con milioni di disoccupati alle spalle e davanti a noi. Dare loro un sussidio, un aiutino, un reddito mensile di Stato oggi è una necessità. Lo fanno tutti gli Stati occidentali. Ma non è da lì che passa la dignità e il rispetto di un lavoratore, condizioni raggiungibili davvero solo attraverso un posto di lavoro a tempo indeterminato e pagato il giusto.

Quegli operai delle lotte sindacali degli anni ’50, ’60 ’70 e ‘80, e quei sindacati, che in parte ho vissuto in prima persona, oggi non esistono più. Al loro posto c’è gente impaurita e rassegnata, o capi confederati che più che alla lotta di classe pensano alla loro liquidazione miliardaria.

Ma va bene così. Anzi, non va bene per niente. Ma che importa, oggi è il Primo Maggio: tutti in Piazza San Giovanni, gente, c’è la diretta Tv. Andiamo insieme a fare il canto e il controcanto di protesta sulle note di Bella ciao: c’è il Pifferaio Magico!