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G8 Genova, Urbisaglia e la nostra coscienza

Diego Urbisaglia espulso dal Pd

Ancona – Sono passati 16 anni dai fatti incresciosi accaduti al summit internazionale del G8 di Genova. Sedici lunghi anni. Eppure siamo ancora qui a parlare di black bloc, scuola Diaz, Carlo Giuliani, movimento No global, violenze, distruzione, lotte di potere, Stato di polizia, lotte di classe, violazione dei diritti umani, reato di tortura.

Inutile star qui a ricordare quei fatti, rivivere quelle immagini e quelle vergogne, perché negli anni li abbiamo ruminati spessissimo, senza mai digerirli però. Su tutto, restano due le ’immagini’ emblematiche fissate dai media di tutto il mondo, quella di un giovane che imbraccia un estintore davanti al muso di una camionetta dei carabinieri accerchiata dai dimostranti (Carlo Giuliani), e le botte inflitte dai corpi speciali di polizia agli inermi occupanti della scuola Diaz.

Nel primo caso, Giuliani finirà morto ammazzato da un giovane carabiniere terrorizzato (Mario Placanica) che, asserragliato da solo all’interno di quella camionetta, nel vedersi aggredire spara un colpo di pistola addosso all’aggressore. Uccidendolo. Nel secondo, non ci sono parole, solo vergogna.

G8 Genova (2001) – Carlo Giuliani attacca la camionetta dei carabinieri armato di estintore: all’interno, il carabiniere Mario Placanica gli spara un colpo di pistola uccidendolo. Nel riquadro: Diego Urbisaglia, consigliere comunale di Ancona ormai ex Pd, a distanza di 16 anni da quei fatti li ha riportati all’onore della cronaca affermando: “… Se il carabiniere fosse stato mio figlio gli avrei detto di sparare e di prendere bene la mira…”

Oggi, a sedici anni di distanza, un post sui social ha riacceso le polemiche, a dimostrazione che quel G8 resterà nella storia delle nostre nefandezze per sempre. È bastato che un qualunque consigliere comunale e provinciale del Comune di Ancona, certo Diego Urbisaglia, postasse su Facebook qualche riga per nulla politically correct:

“Estate 2001. Ho portato le pizze tutta l’estate per aiutare i miei a pagarmi l’università e per una vacanza che avrei fatto a settembre. Guardavo quelle immagini e dentro di me tra Carlo Giuliani con un estintore in mano e un mio coetaneo in servizio di leva parteggiavo per quest’ultimo. Oggi nel 2017 che sono padre, se ci fosse mio figlio dentro quella campagnola gli griderei di sparare e di prendere bene la mira. Sì sono cattivo e senza cuore, ma lì c’era in ballo o la vita di uno o la vita dell’altro. Estintore contro pistola. Non mi mancherai Carlo Giuliani…”.

Va detto, a onor di cronaca, che Carlo Giuliani negli anni è diventato per una parte dell’opinione pubblica un martire, un eroe; per un’altra parte un violento, un facinoroso che se l’è cercata.

Torniamo al post di Urbisaglia. Apriti cielo!

Ha sollevato una tale reazione sui social, un tale sdegno, che la vicenda si è guadagnata l’onore delle cronache nazionali; addirittura una pagina ripetuta sul Tg1 di prima serata. Il Pd marchigiano è insorto. E non solo lui.

«Certe dichiarazioni sono incompatibili con il ruolo di rappresentante delle istituzioni e l’adesione ad una forza democratica e di sinistra» si è affrettato a scrivere Francesco Comi, segretario Pd Marche.

Ancona – Il segretario Pd Marche Francesco Comi

Per il segretario del PCI di Ancona, Ruggero Giacomini: «Le gravi affermazioni del consigliere PD di Ancona Diego Urbisaglia fatte viaggiare su  Facebook, dicono di una pulsione di destra che avanza irrefrenabile,  accompagnandosi alla ricerca disperata e dissennata di una notorietà a tutti costi…  

Con le ultime di Renzi che sull’immigrazione insegue Salvini, con la presidente della Camera Boldrini che dichiara “piena concordanza” col presidente della Rada ucraina Parubij, esponente  del partito neo-nazista Svoboda tra i responsabili delle spedizioni punitive di stampo razzista contro le popolazioni russofone delle repubbliche autonome di Lugansk e di Donesk e della messa fuori legge del Partito comunista ucraino.

C’è una subalternità  culturale crescente alla destra,  che avanza pericolosamente in Europa insieme al riarmo e alle minacce di guerra, rispetto a cui va alzata la guardia  e sviluppata una più diffusa informazione e consapevolezza,  operando con azione multiforme per una mobilitazione forte e seria, realmente antifascista e democratica».

Nel dilagare delle polemiche, il consigliere comunale del Pd di Ancona Diego Urbisaglia ha cercato di mettere una pezza alle proprie dichiarazioni, spiegando all’Ansa:  “Ho già chiesto scusa per i toni aspri usati, ma al netto delle parole il concetto resta. Rettifico le parole ma non il concetto. Ero un ragazzo allora e sono un padre adesso. Mio figlio deve crescere. Che cosa dovrei dirgli se fosse il carabiniere: fatti colpire dall’estintore?”

Ancona – Ruggero Giacomini, segretario del PCI di Ancona e Paolo Pignocchi, vice presidente di Amnesty International Italia

Anche Amnesty International Italia, attraverso una dichiarazione del suo vice presidente Paolo Pignocchi, entra nel merito della questione affermando: «“Nell’anniversario dei fatti accaduti a Genova nel luglio 2001, trovo assolutamente inopportuno che un esponente delle istituzioni della nostra città si esprima in questo modo.

Le violazioni dei diritti umani accadute nel contesto di quel summit internazionale sono ancora una ferita aperta e memoria viva. Amnesty International al tempo definì i giorni del G8 di Genova del 2001 come la ‘più grave sospensione dei diritti umani in Europa dopo la seconda guerra mondiale’. È compito di tutti, ma soprattutto di chi ha incarichi e responsabilità istituzionali evitare dichiarazioni che possano risultare offensive o acuire divisioni, rancori e risentimenti».

Nella mattinata di ieri, domenica 23 luglio, la Commissione comunale di Garanzia del Pd nei confronti di Diego Urbisaglia ha deciso la sua cancellazione dall’anagrafe degli iscritti e dall’albo degli elettori. In pratica, lo hanno espulso. Anche se va detto che lui stesso si era autosospeso dal partito.

Ovviamente, Urbisaglia resta nel Consiglio comunale di Ancona anche se fuori dal Pd. E non si escludono ulteriori provvedimenti nei suoi confronti che potrebbero scaturire dalla riunione del Consiglio che il sindaco Mancinelli ha fissato per questa mattina.

Quella sopra, per sommi capi, la vicenda. Con la prima cittadina del capoluogo, Valeria Mancinelli, che ha provato a stemperarla: «Ho altri problemi di cui occuparmi. Sono più importanti i problemi della città».

Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona

Istigare alla violenza e alla sopraffazione di un individuo sull’altro sono azioni inaccettabili. Non c’è mai giustificazione nel togliere la vita ad un essere umano, qualunque sia il contesto. Neppure in guerra. Sebbene lo stato di guerra lo dia per scontato e lo legittimi.

Così come è difficile spiegarsi come possano accadere certi fatti quando vengono decontestualizzati, analizzandoli al di fuori delle circostanze. Al netto, resta l’immagine di Carlo Giuliani armato di estintore che attacca una camionetta dei carabinieri: inaccettabile. Guardala come ti pare, pensala come vuoi, ma resta inaccettabile.

Resta l’immagine di Mario Placanica, giovane carabiniere asserragliato dentro quella camionetta, solo, in balia degli accadimenti che, terrorizzato e inesperto, punta la pistola contro il suo aggressore, spara e lo uccide: inaccettabile. Guardala come ti pare, pensala come vuoi, ma resta inaccettabile.

Entrambi gli attori di questa vicenda non avrebbero dovuto essere lì. Con due ruoli contrapposti, spinti all’eccesso dall’evolversi degli accadimenti. Eppure, c’erano. Come non avrebbero dovuto essere lì quei poliziotti che hanno fatto irruzione dentro la scuola Diaz. Eppure c’erano. Massacrando tutto quello che si poteva massacrare.

G8 Genova (2001) – una testimonianza fotografica dell’irruzione della polizia all’interno della scuola Diaz

Alla fine, nel gioco spietato delle parti ci sta che il signor Giuliani difenda la memoria del figlio, con argomentazioni che appartengono solo a lui. A quelli come lui e a quelli che erano lì, insieme a Carlo, a condividerne ideali e follie.

Così come ci sta che qualcuno prenda le difese di Placanica, per le stesse identiche ragioni che valgono per la vittima. E a spiegarlo dovrebbe essere sufficiente una semplice equazione: fai sparire l’estintore e l’attacco alla camionetta e automaticamente sparisce la pistola e la disperazione che ha fatto premere il grilletto.

In ultimo – una responsabilità a cui tutti si sono sottratti – restano due domande che giriamo alla coscienza dei lettori, degli opinionisti, dei politici, dei paladini della giustizia o di chi lotta per un mondo migliore. Tenendo conto delle premesse fatte sopra:

  • “Se ad imbracciare l’estintore fosse stato tuo figlio, tu, che gli avresti detto?”
  • “Se dentro quella camionetta ci fosse stato tuo figlio, tu, che gli avresti detto di fare?”

Urbisaglia ha risposto. Invitiamo a farlo anche i vari Francesco Comi, Ruggero Giacomini, Valeria Mancinelli, Paolo Pignocchi e compagnia bella… Perché una cosa è criticare il pensiero altrui da una posizione di comodo, da super partes, stando ben attenti a condannare quando le sentenze sono già state scritte. Altro, fare scelte precise, metterci la faccia, dire apertamente ciò che si pensa senza il timore di perdere voti, poltrone o potere.

Diversamente, non ci salveremo mai. E a Roma si continuerà a sostenere che Mafia Capitale non esiste.