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“Quello che serve di notte”, un viaggio commovente nel cuore di un padre e dei suoi figli

Un romanzo struggente sulla difficile relazione tra un padre e un figlio che si ritrovano su sponde opposte del baratro politico e sociale

Ancona, 23 marzo 2024 – Quello che serve di notte, di Laurent Petitmangin, è un breve ma intensissimo romanzo uscito da poco per i tipi di Mondadori nella bella traduzione di Elena Cappellini.

La voce narrante è quella di un ferroviere volutamente senza nome. Vedovo, fieramente socialista da sempre, si ritrova a crescere da solo i due figli, Fus e Gillou, e si adopera al meglio per trasmettere loro quei valori che sono anche i suoi.

Siamo nei dintorni di Metz, in Lorena, provincia operaia della Francia ai confini con il ricco Lussemburgo. Gillou segue le orme paterne, è altruista, di sinistra, si diploma a pieni voti e poi prosegue gli studi a Parigi.

Fus, al contrario, sembra più bravo a giocare a calcio che non a scuola. Comincia a frequentare giri strani: ragazzi di fuori, amici che si presentano in mimetica e capelli rasati. Inizia a militare nell’estrema destra, il Front National di Marine Le Pen.  

Il padre, all’inizio, sembra solo attonito, non riesce a reagire. Poi subentra il disgusto: mio figlio se la fa con i fasci, con gli amici dei negazionisti, la feccia. Non riesce a non giudicare e non vuole neanche cercare di capire. I due, pur vivendo nella stessa casa, non comunicano più, eppure continuano in qualche modo ad amarsi.

Fino a che le cose precipitano. Durante un volantinaggio per Marine le Pen, Fus viene picchiato da un ragazzo di estrema sinistra e ridotto in coma farmacologico. Una volta ristabilitosi però vorrà vendicarsi e ucciderà a sprangate il suo aggressore. Accusato di omicidio verrà rinchiuso in prigione.

Da qui in poi l’autore, con la sua scrittura acuminata e essenziale, comincia a farci entrare in modo acuto e commovente nella testa del padre. E lo fa a tal punto che, mentre si legge, ci sembra davvero di soffrire insieme a lui.

Quali responsabilità ha un genitore quando la vita di un figlio prende la piega sbagliata? Da quale momento chi credevamo di aver cresciuto con determinati valori, i nostri, diventa una creatura capace di decidere per sé? Sono le domande che si pone il padre arrovellandosi durante lunghe notti insonni. E se prima sembra quasi prendersela soprattutto con sé stesso, poi, piano piano, cerca di dare un senso a quello che è successo. Quasi un’indagine, delicata e partecipe, sul mistero della paternità.

Ma alla fine a rimanere irrisolta è la domanda più importante: era destino o è stato solo libero arbitrio?

L’autore non fornisce risposte definitive e solo un finale drammaticamente a sorpresa arriverà a ristabilire un equilibrio tra gli eventi. Questa è una storia che potrebbe essere ambientata in qualsiasi parte dell’Europa o dell’America invasa dall’onda nera dei populismi. Un racconto struggente dei nostri giorni. La notte di cui ci parla fin dal titolo questo romanzo, allora, potrebbe essere semplicemente quella dei tempi che stiamo vivendo.

Quello che serve di notte è un romanzo che non si dimentica, la scrittura di Petitmangin è così autentica e struggente che riesce a rendere straordinaria una storia in fin dei conti ordinaria.

Sì, perché nel momento della disperazione siamo tutti uguali, al di là dell’estrazione sociale, del credo politico e di tutto quello che ha determinato il nostro modo di essere. Questo libro ci parla di qualcosa che potrebbe riguardare noi tutti.

Opera prima dell’autore, uscito in Francia nel 2020, si è aggiudicato in patria importanti riconoscimenti letterari tra cui il prestigiosissimo Prix Femina des Lyncées.

Da questo libro verrà tratto un film, per la regia di Delphine e Muriel Coulin, con protagonista l’attore Vincent Lindon.

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