Argomenti per categorie

Jay Mcinerney

Le mille luci di New York brillano ancora

Ancona, 7 aprile 2024 – Era il 1984, sono passati quarant’anni esatti, quando negli Stati Uniti usciva il libro di un autore esordiente, Jay Mcinerney, per le edizioni Random House, Bright lights, Big city era il titolo.

Jay McInerney

In copertina uno strillo del grande Raymond Carver: Un romanzo rocambolesco e divertente, che colpisce dritto al bersaglio: il cuore. McInerney, ventinovenne del Connecticut, era ancora un illustre sconosciuto. Il primo a credere nel romanzo era stato Gary Fisketjon, suo compagno di università e editor a Random House dove curava la collana di tascabili Vintage. Ci aveva visto giusto, Fisketjon. Nel giro di poche settimane il libro era già un best seller. Una vera rivoluzione sulla scena letteraria, in un momento in cui l’America sembrava aver perso ogni interesse per i nuovi autori. Saranno molti, negli anni a seguire, ad avere un enorme debito di gratitudine verso Bright lights, Big city.

Il libro racconta di un giovane, Coach, che vive a New York, lavora nella redazione di un prestigioso settimanale e sembra destinato al successo. Ma improvvisamente comincia il suo disastro: la bella moglie Amanda, una fotomodella, lo abbandona, la rivista lo licenzia e lui inizia lunghe peregrinazioni per i locali notturni più alla moda, tra colossali sbronze e sniffate di cocaina. In compagnia del sedicente amico, il luciferino Tad Allagash, seguiamo Coach, pagina dopo pagina, nella sua inesorabile caduta verticale. E sin qui sembrerebbe solo la più banale delle storie. Ma è quando si decide a rivelare le ragioni profonde del comportamento del protagonista che McInerney dà il meglio di sé. Si passa, allora, da una scrittura che è un fuoco di fila di battute esilaranti a una prosa più sobria, commovente ma priva di qualsiasi sbavatura sentimentale. E solo arrivati alla fine del libro ci si rende conto che era stato disvelato già tutto sin dal formidabile incipit: Tu non sei esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di vedere in un posto come questo a quest’ora del mattino.

In Italia il romanzo è stato pubblicato nell’ottobre del 1986 da Bompiani, con il titolo, splendido, Le mille luci di New York e la iconica copertina illustrata da Peter Esthes. Subito un best seller anche qui. Ha sicuramente contribuito a questo successo Fernanda Pivano che, fin dal febbraio 1986, aveva dedicato una pagina del “Corriere della sera” a McInerney. E sì, sembra impossibile, quelli erano anni che le pagine dei quotidiani potevano ancora decidere le fortune di un libro, di un autore.

Le mille luci di New York, a distanza di quarant’anni, stupisce ancora per la straordinaria abilità strutturale e per i dialoghi capaci di piegarsi alle emozioni del racconto. McInerney si rivela un grandissimo stilista e un eccezionale conoscitore dei mutamenti del linguaggio. Il romanzo, con scelta azzeccatissima ancorché inusuale, è scritto in seconda persona.

Ci sono libri che, anche indipendentemente dal loro valore letterario, caratterizzano un’epoca. C’è un prima e un dopo. Negli anni ’80 è successo con Le mille luci di New York, che per questo può considerarsi a suo modo già un classico.

Tags: