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Nel nuovo ponte di Genova c’è tanto ingegno e progettualità marchigiane

Uno dei progettisti è ascolano d’origine, i sistemi software sono stati realizzati a Civitanova Marche, il progetto della struttura in carbonio arriva da Ancona, la certificazione e le sue funzionalità curate da uno Studio pesarese di Montelabbate

Ancona 12 novembre 2020 – Il nuovo ponte di Genova al sicuro con robot e sistemi di visione: le Marche hanno contribuito alla realizzazione della più importante infrastruttura tecnologica al mondo di ispezione di una grande e cruciale infrastruttura viaria.

I dispositivi, progettati dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e realizzati dal Gruppo Camozzi, su commissione dell’ATI costituita fra Seastema spa e Cetena spa (Gruppo Fincantieri), contribuiranno alla sicurezza del nuovo Ponte di Genova mediante telecamere e sensori, eseguendo in maniera automatica un monitoraggio periodico dell’infrastruttura.

A presentare i progetti in una conferenza stampa il Prof. Gian Luca Gregori, Rettore Univpm, i docenti Univpm Adriano Mancini ed Emanuele Frontoni, per la realizzazione dei sistemi di visione dei robot. Erano in collegamento Ferdinando Cannella  IIT, marchigiano e laureato in Univpm, capo progetto Robot, Michele Sasso di Ubisive, azienda marchigiana che ha realizzato il Cps del ponte e il box visione in collaborazione con Univpm, Francesco Pelizza di Ams, azienda marchigiana che ha progettato le strutture in carbonio dei robot (consulente SDA) e Vanni Valeri dello Studio Vanni Valeri, azienda marchigiana che ha curato tutta la parte di sicurezza dei robot (consulente Camozzi).

da sinistra: Adriano Mancini, Gian Luca Gregori, Emanuele Frontoni

Alla realizzazione del progetto hanno contribuito molti attori marchigiani: l’ideatore, Ferdinando Cannella dell’IIT di Genova, è ascolano d’origine (nato a Ripatransone), ma anconetano di adozione e cresciuto all’Univpm; i sistemi software e lo strato di raccolta dati è stato realizzato dalla Ubisive di Civitanova Marche che ha collaborato con l’Univpm per la realizzazione dei sistemi di visione artificiale che sono gli occhi del robot; la struttura in carbonio è stata progetto dalla Ams di Ancona, che ha portato nel gruppo di lavoro la sua esperienza nata nell’ambito della nautica; non da ultimo, la certificazione (per garantire la sicurezza) di tutta la struttura e le funzionalità è stata curata dallo Studio Vanni Valeri di Montelabbate in provincia di Pesaro Urbino.

Un contributo importante nel rendere sicuro il Ponte Genova San Giorgio arriva da ben quattro robot, tutti insieme protagonisti di un’applicazione estremamente innovativa, nell’ambito delle infrastrutture civili, una novità assoluta a livello internazionale.

«Per la prima volta abbiamo dei robot che si occuperanno automaticamente della scansione della superficie inferiore dell’impalcato, che generalmente è la parte più difficile da raggiungere – racconta Ferdinando Cannella, Head of Industrial Robotic Unit e Researcher presso l’Istituto Italiano di Tecnologia – Inoltre, di anno in anno, i robot confronteranno i risultati ottenuti per prevedere l’insorgenza di eventuali problemi e difetti». Cannella parla al plurale perché i Robot-Inspection incaricati di effettuare le scansioni sono due, a cui si affianca una seconda coppia di Robot-Wash dedicata alle operazioni di pulizia.

«In pratica – spiega Cannella – i primi due sono dedicati alle attività di ispezione, mentre gli altri due svolgono mansioni di manutenzione». Il compito dei Robot-Wash è di pulire le barriere antivento ed i pannelli solari. «I Robot-Wash rappresentano un’applicazione profondamente green – conlcude – dal momento che per le proprie attività di manutenzione e pulizia sfrutteranno la pioggia e/o la rugiada come risorsa di acqua».

I robot, in ogni istante, sanno cosa accade intorno a loro. In base alle condizioni atmosferiche sono in grado di decidere se potranno lavorare o meno, se interrompere la propria attività di ispezione o proseguire, valutando l’intensità della pioggia o del vento. Inoltre, in base ai consumi raggiunti dalle batterie, calcoleranno la propria effettiva capacità di portare a termine il proprio compito oppure dovranno fermarsi alla stazione di ricarica più vicina per ricaricarsi.

Il progetto è nato guardando già oltre il ponte di Genova. Infatti si sta già lavorando ad un sistema che potrà risultare funzionale per tutte le infrastrutture, dalle gallerie alle dighe, fino ai grattacieli, dal momento che i roller coaster possono andare anche in verticale, oltre che in orizzontale. In pratica non esiste limite all’applicabilità del nuovo sistema robotico, con i dovuti adattamenti.

 

redazionale

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