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Il Paradiso della Regina Sibilla e il lago di Pilato che scompare dal caldo infernale

La siccità asciuga il “lago con gli occhiali” ai piedi del Vettore

Ancona, 10 agosto 2024 – A 1.941 metri, sotto la cima del Monte Vettore che raggiunge i 2.476 metri, la vetta più alta di tutti i Monti Sibillini, c’è un bacino naturale di origine glaciale, un tempo chiamato Lacum Sibillae.  Siamo nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, nei leggendari luoghi della Sibilla appenninica, segnati dal passaggio e dalla leggenda delle fate.

La figura mitologica della Sibilla, per gli abitanti di quella terra, da sempre abita una grotta sul Monte Sibilla, meta apprezzata dagli escursionisti, a 2.173 metri. Ci troviamo nel territorio del comune di Montemonaco, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Venivano chiamate Sibille le indovine capaci di comunicare con gli Dei e dotate di poteri divinatori.

Il Lago di Pilato sui Monti Sibillini

Un posto veramente magico che affascina de secoli studiosi e avventurieri. Nel 1420 lo scrittore francese Antoine de La Sale, nato in Provenza nel 1388, cavaliere e poeta presso la corte di Ludovico III d’Angiò, unisce realtà e immaginazione e racconta il suo viaggio sui Monti Sibillini, Il Paradiso della Regina Sibilla.

La duchessa di Bourbon e d’Alvenia, contessa di Clermont, di Fourez e signora di Beajeu, era proprietaria di un arazzo dove erano disegnati i monti del lago di Pilato e della Sibilla.

Fu proprio lei a dare l’incarico allo scrittore di effettuare una ricerca sulle leggende della Sibilla Appenninica, con escursione alla grotta il 18 maggio del 1420.

Antoine de La Sale descrive il Monte Sibilla come il monte della regina congiunto al Monte del lago di Pilato. Incontrando gli abitanti del luogo che chiama le genti del paese, ascolta le loro storie sul lago che prende il nome di Pilato per via dell’ufficiale di Gerusalemme che fu giustiziato per mano dell’imperatore Tito Vespasiano, per vendicare la morte di N.S. Gesù Cristo che era stato venduto per trenta denari.

Secondo la ricostruzione storica del cavaliere e poeta, fu Tiberio e non già Tito a far morire Pilato come dice la gente del paese, così da stabilire una diversa versione che gli abitanti del posto davano sulla fine di Pilato.  

Sentiero per raggiungere il Lago di Pilato

Secondo la tradizione, quelli del paese dicono pure che Pilato, prima di morire, chiese che il suo corpo fosse messo sopra un carro trasportato da due bufali e lo si lasciasse andare alla ventura e così fu.  L’imperatore lo fece seguire e videro che giungendo alla riva del lago, i due bufali vi si gettarono dentro col carro e col corpo di Pilato, correndo il più celermente possibile. Perciò si chiamò il lago di Pilato.

A detta del cavaliere, in ogni stagione dell’anno v’è la neve. Descrive la vetta divisa in più punte e sotto di quelle è il lago del quale si dice che non si trova il fondo. Il lago è grande come la cinta delle mura di Moulins e che Nel mezzo v’è una piccola isoletta di roccia, un tempo tutt’intorno murata. Dalla terra si andava all’isola per un piccolo passaggio coperto d’acqua dell’altezza di cinque piedi.

Moulins fino al 1400 fu un villaggio di mugnai sotto la signoria dei duchi di Borbone e poi diventò la capitale del ducato. Nel 1340 fecero edificare un castello con la cinta muraria, a difesa di Moulins, ancora ben conservata. L’esempio di architettura medievale a cui fa riferimento nel racconto lo scrittore, rende bene l’idea di come fosse grande a quel tempo il lago di Pilato.

Oggi l’Italia sta affrontando il problema della siccità e dei suoi effetti, a causa del cambiamento climatico e il lago di Pilato ne è la riprova.

Nel 2024, gli specchi d’acqua che abitualmente si presentano come due cerchi, per la forma dei suoi invasi complementari e comunicanti, tanto da essere chiamato il lago con gli occhiali, sono quasi completamente prosciugati e in questo periodo assomigliano a due occhi posti in posizioni diverse. I motivi della riduzione delle acque del lago sono in parte riconducibili all’innalzamento delle temperature, alle scarse nevicate e alle rare precipitazioni dell’ultimo inverno, come dimostrano le ricerche condotte dall’università di Perugia che effettua dal 2018 il monitoraggio dell’ambiente del lago, dopo gli eventi sismici. Anche il terremoto sembra aver provocato effetti, per gli evidenti fenomeni di alterazione della permeabilità del suolo.

Per mantenere la promessa e non essere tacciato di poca fede, il cavaliere e poeta francese ritornerà dalla duchessa di Bourbon, con il resoconto del viaggio che lo ha visto visitatore di quei luoghi. La presenza della sua divisa in due graffiti, uno nella chiesa di San Gregorio Maggiore a Spoleto e l’altro nella basilica di S. Francesco ad Assisi, dimostrano la veridicità dell’escursione sui Sibillini.

La dettagliata relazione del racconto e le testimonianze locali raccolte durante l’escursione, che da scettico non ritenne veritiere sull’esistenza di una Sibilla Appenninica, portarono Antoine de La Sale a non andare oltre il primo vano della grotta della Sibilla.

La ricerca confermò che i due monti che figuravano nell’arazzo della duchessa, come i monti del lago di Pilato e della Sibilla, erano disegnati in modo diverso dalla realtà.

Il lago era considerato un tempo porta di accesso al mondo sotterraneo degli inferi.

La gente del paese gli racconta che la mura a protezione della piccola isoletta di roccia in mezzo al lago fu poi rotta in modo da non credere per impedire a quelli che vi andavano per consacrarvi i libri di negromanzia, di poterla ritrovare.

Gli abitanti difendevano l’isola da coloro che al lago andavano per praticare l’arte del demonio e se qualcuno segretamente lo faceva, subito dopo scoppiava una tempesta così grande sulla contrada, da rovinare tutti i prodotti e i beni del luogo. Perciò, se la gente del paese che vi sta molto in guardia, vi scopre qualcuno, è male accolto.

Dante nel canto 33 del Paradiso, descrive il mistero della Trinità con la figura dei tre cerchi.

Il lago con gli occhiali di cerchi ne ha due. Nella tradizione teologica il cerchio non ha né un inizio e né una fine e rappresenta la relazione tra Dio e l’umanità. Simboleggia l’infinito, l’eternità e l’unità divina.

Dante Alighieri paragona la difficoltà a comprendere la visione divina alla neve che si scioglie al sole e alle foglie che si disperdono al vento sulle quali la Sibilla, sacerdotessa di Apollo, scriveva profezie criptiche e oscure.

Così la neve al sol si disigilla; così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla.

Del manoscritto Il Paradiso della Regina Sibilla, oggi ne esistono due copie che si trovano conservate l’una nella Biblioteca reale di Bruxelles e l’altra nel Museo Condè di Chantilly.

L’opera è considerata una delle fonti più importanti per lo studio della Sibilla Appenninica perché la sola di quell’epoca a contenere una cronaca completa e una descrizione così attendibile della Grotta della Sibilla.

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