16 Ago È stata la mano di Dio. Da Nicolò Martinenghi a Gianmarco Tamberi
Olimpiadi di Parigi chiuse tra veleni e polemiche. Quando i social sono lo specchio delle nostre emozioni
Ancona, 16 agosto 2024 – È stata la mano di Dio, disse così Diego Armando Maradona nel 1986 dopo aver segnato il gol più controverso allo stadio Azteca di Città del Messico, nei quarti di finale della Coppa del Mondo tra Argentina e Inghilterra. La partita riuscì con un 2 a 1, grazie alla maglia numero 10 che aveva segnato un po’ con la testa e un po’ con la mano de Dios, nascosto quanto basta perché l’arbitro non lo vedesse sebbene a quell’epoca le inquadrature rivelarono a milioni di spettatori nel mondo che El Pibe de Oro, il ragazzo d’oro, la palla l’aveva colpita con il pugno e non con la testa.
Il regista Paolo Sorrentino riprende la frase di Maradona per il titolo del film del 2021, definendola metafora e paradosso insieme, in riferimento a quella mano che nel calcio non si può usare e a quel potere semidivino del calciatore che portò con quel gesto, la sua squadra alla vittoria.
Gli atleti molto spesso vengono considerati dalla gente comune dei semidei, come nella mitologia classica, mitiche figure capaci di raggiungere livelli di prestazione straordinari, in grado di superare i limiti umani che mostrano al mondo forza, prontezza e determinazione tali da superare e trascendere la natura umana.
Alle Olimpiadi di Parigi abbiamo assistito in diretta live a gare emozionanti, dai risultati eccezionali. Dal primo oro olimpico del nuotatore Nicolò Martinenghi, nei 100 rana a quello conquistato dalle immense azzurre dell’Italvolley femminile, questa volta 12 rispetto ai 10 del 2021.
Il bilancio è più che positivo se si considerano anche gli argenti e i bronzi.
Avremmo voluto gioire di altri successi come nell’Atletica, la riconferma di Gianmarco Tamberi medaglia d’oro nel salto in alto o di Marcell Jacobs campione olimpico dei 100 metri piani e della staffetta 4×100, a Tokyo nel 2021.
Ma come succede anche nelle migliori famiglie, un detto popolare spesso usato per ricordare che problemi o situazioni spiacevoli, come in questo caso, le sconfitte nello sport, possono capitare a chiunque, anche nelle famiglie che sembrano perfette. L’importante è rialzarsi e superare l’ostacolo.
Il Grande Slam di Tamberi ha significato un momento storico per l’Atletica italiana. Dopo il 2021 con la vittoria alle Olimpiadi in Giappone, è il turno dei Mondiali a Budapest dove nel 2023 supera i 2,36 metri, battendo lo statunitense JuVaughn Harrison che ottiene l’argento e il qatariota Mutaz Essa Barshim che prende il bronzo.
A consacrarlo leggenda vivente saranno gli Europei di Atletica di Roma di giugno, dove lo sportivo vince la medaglia d’oro saltando 2,37 metri, confermandosi primo azzurro a diventare campione del mondo nel salto in alto. Per i meriti sportivi sarà scelto come alfiere olimpico dalla delegazione sportiva per esibire la bandiera italiana nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, il 26 luglio scorso. Opportunità condivisa con la schermitrice Arianna Errigo che anche lei, nonostante le grandi aspettative, non sia riuscita a ottenere una medaglia individuale nel fioretto femminile.
Il Gimbo nazionale prima di ritornare in Francia per affrontare la gara olimpica, aveva annunciato che una colica renale lo aveva costretto al ricovero in Pronto Soccorso e gli impediva una rapida ripresa costringendolo a posticipare il suo rientro a Parigi. Purtroppo Tamberi nonostante l’impegno e la determinazione dimostrati per oltrepassare l’asticella, verrà eliminato in finale dopo aver fallito i tre tentativi a 2.27 metri.
La sfida conclusiva sarà tra il neozelandese Hamish Kerr e l’americano Shelby Mc Ewen. Dopo che entrambi superano i 2.36 metri al primo tentativo e fallito ai 2.38. Nello spareggio Kerr sarà medaglia d’oro su McEwen superando i 2.34.
Tante le polemiche sul fatto che Tamberi avesse deciso di scendere comunque in pedana con la speranza di superare la prova e l’obiettivo di difendere l’oro olimpico vinto tre anni fa a Tokyo. Sono seguite le critiche su come l’atleta avesse parlato della sua salute sui social con tanto di foto che lo ritraevano sul lettino con la flebo al braccio e tanto di cappellino con su scritto dream it, cioè sognalo, comunicando con i suoi follower come fanno i medici con il bollettino medico per aggiornare il pubblico sulle condizioni di salute di personaggi noti o di particolare interesse. Nonostante il calvario, giurerà che sarà lì a Parigi e che darà l’anima fino all’ultimo salto.
Verrà messa in discussione anche la dieta alimentare seguita dallo sportivo ritenuta estrema e che sostengono gli esperti, al 90% possa aver provocato problemi ai reni e sia stata controproducente per i muscoli e per il risultato finale.
Giorgio Calabrese, noto medico specializzato in Scienza dell’Alimentazione ha detto che Tamberi è un bravissimo ragazzo che questa volta ha esagerato. I grandi campioni ad un certo punto tirano troppo la corda e il fisico si ribella. Tamberi ha perso troppi chili tra l’Olimpiade di Tokyo del 2021 e quella di Parigi.
Sulle esagerazioni di Tamberi i giornalisti hanno scritto molto in questi giorni.
Sicuramente rimane il fatto che resta un fuoriclasse e il dopo Olimpiadi sarà per lui un periodo di riflessione. Gimbo ha già espresso il desiderio di concentrarsi sugli affetti dopo le fatiche spese per raggiungere traguardi sportivi importanti.
Ho seguito i giochi olimpici su stampa e dirette televisive. Mi hanno emozionato le ragazze e i ragazzi nelle competizioni e tutti meritavano di vincere, al di là dei riconoscimenti ufficiali.
Il confronto molte volte crea disagio e non risparmia nessuno quando si prova di non essere abbastanza. Ho visto in loro la preoccupazione e la paura della prova ma erano evidenti anche la volontà, l’energia, la dedizione, la passione che mettevano negli esercizi ma nel loro sguardo, nelle loro espressioni, ho colto tutta la responsabilità verso la propria patria più che verso loro stessi e i loro allenatori.
Due le immagini rivelatorie di questo loro sentimento che mi ha commosso.
L’abbraccio di Tamberi con i suoi amici più stretti, quelli di Ancona, compagni di una vita che lo accolgono con tutto il bene e l’ammirazione che provano per lui, nonostante il fallimento. Si perché proprio in quei momenti che conta l’amicizia e la reciproca stima.
Un legame profondo che ho incontrato anche nell’altra immagine, quella dell’abbraccio liberatorio che stenta a separarsi, tra le pallavoliste Paola Egonu e Marina Lubian dopo la vittoria. Ho avvertito in quell’unione, anche se breve, una relazione che ci mostra un grande spirito di squadra, raggiunto grazie al lavoro delle giocatrici e all’insegnamento del collaudato allenatore Julio Velasco che hanno entrambi determinato il successo collettivo.
Paola Egonu piange sulla spalla della compagna di squadra non solo perché è felice per il solo fatto di aver conquistato l’oro olimpico, ma c’è molto di più. Ha fiducia in lei. Non c’è rivalità ma sicurezza e tranquillità in quell’abbandono. Due condizioni messe troppe volte a dura prova. In quel gesto c’è anche la gioia del riscatto per aver meritato il riconoscimento come atleta italiana, al pari delle altre e per aver portato l’Italia, il suo Paese, nello scalino più alto del podio.
Queste Olimpiadi hanno lasciato un segno importante, che nel dolore e nella felicità contano i valori come l’amicizia, quale condivisione delle emozioni e dei pensieri che include anche l’affetto, il rispetto, la sincerità, la stima e la disponibilità.
L’amicizia è potersi incontrare, come è stato per gli atleti a Parigi.
Come ho iniziato concludo con le parole del grande Diego Armando Maradona:
«Non voglio più essere costretto a giocare anche quando non sono in grado, a farmi infiltrare di cortisone perché devo essere in campo per forza per gli abbonamenti, per gli incassi, perché bisogna vincere a qualunque costo per lo scudetto o per la salvezza, perché in ogni partita ci si gioca la vita.
Non posso cambiare la storia, tutto quello che posso fare è andare avanti».