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Affari di famiglia

Agnelli, mondanità, gossip e battaglie legali della famiglia più amata e discussa d’Italia

Ancona, 23 marzo 2024 – Io la conoscevo bene, film diretto nel 1965 da Antonio Pietrangeli, dalla magnifica interpretazione di Stefania Sandrelli e Nino Manfredi. Con quella frase l’avvocato Gianni Agnelli avrebbe risposto alla domanda sulla sua presunta love story con Jacqueline Kennedy, moglie di John, Presidente d’America, dopo averla conosciuta e frequentata tre anni prima. L’allora first lady scelse Ravello per le sue vacanze agostiane del 1962. Non ci mise molto Jacqueline, dall’insuperabile fascino, a fare breccia nel cuore dell’avvocato che quanto a stile ed eleganza faceva scuola e sapeva bene come farsi notare.

Siamo negli anni della Dolce Vita e i paparazzi non esitarono ad immortalare con i loro scatti i due in giro per la Divina Costiera. Lo scoop sulla loro relazione sentimentale fece il giro del mondo, alimentando pettegolezzi e indiscrezioni. Gianni Agnelli era solito ospitare Jackie a bordo della sua mitica imbarcazione il “Veliero Blu”, attraccato al Molo Pennello di Amalfi per poi girovagare lungo lo splendido scienario della costa fino a Punta Campanella e Sorrento e raggiungere Li Galli, al largo di Positano, per fare il bagno. L’avvocato aveva messo a disposizione della lady una bellissima Fiat 600 cabrio (l’ adoro), che le permetteva di raggiungere Amalfi e Conca dei Marini, dove era ospite della famiglia napoletana dei D’Urso, nella casa di Mario, amico di lunga data di Gianni.

Spesso si ritrovavano nello storico bar San Domingo di Ravello per un apertivo o un after dinner. Nella foto che li ritrae insieme agli amici, Gianni Agnelli ci appare sorridente e felice di quei giorni, ricordo indelebile di una vacanza che avrebbe replicato fino all’ultima visita nel 2001, accompagnato dalla moglie Marella.

Gianni Agnelli fu una persona ricca e influente. La sua vita fu costellata di successi, personali e professionali, ironico, curioso e proiettato nel futuro, come molti dei suoi amici lo ricordano dopo la sua morte nel 2003. Una vita sempre al massimo ma non priva di delusioni e dolori.

La Juventus fu l’amore di una vita. La Vecchia Signora, con Gianni Agnelli Presidente, raggiunse le due stelle in campionato e vinse due coppe dei Campioni.

Come imprenditore, guidò per molti anni la Fiat, considerata nel dopoguerra la più grande azienda automobilistica italiana che approfittò del boom economico per immettere sul mercato una vasta gamma di modelli di auto più economiche che riscossero un grande successo di vendite. Ma dopo la parentesi del  miracolo economico italiano durata dal 1958 al 1963, l’Italia dovette fare i conti con la stagione del terrorismo, delle lotte operaie, degli scontri con i sindacati, con i picchetti davanti ai cancelli delle fabbriche per scongiurare la cassa integrazione e il passo del licenziamento dei lavoratori.

Agnelli fu protagonista di quell’epoca, quando con la marcia dei 40 mila, migliaia di impiegati, quadri e dirigenti della Fiat sfilarono per le vie di Torino contro i sindacati, al grido vogliamo la trattativa, non la morte della Fiat.

Negli anni 90 in Fiat i primi dissesti finanziari ai quali fece seguito il crollo delle quote della casa automobilistica nel mercato italiano ed europeo. Negli anni avvenire si materializzò l’ipotesi della vendita dell’azienda ma Gianni Agnelli probabilmente non avrebbe mai autorizzato la cessione della società. La Fiat dopo la sua morte cambiò volto. L’audace operazione guidata da Sergio Marchionne portò la fusione euroatlantica in FCA (Fiat Chrysler Automobiles) che si unirà poi al gruppo francese PSA generando la holding olandese Stellantis. L’industria italiana dell’auto dopo 120 anni di storia non esiste più.

Fiat 600 Capri del 1959

Della famiglia e dei figli Gianni Agnelli diceva «Si può fare tutto, ma la famiglia non si può lasciare». Da Marella Caracciolo, sua moglie fino alla fine,  ebbe due figli Edoardo e Margherita. Nel 2000, a pochi anni dalla morte precoce di suo nipote Giovanni Alberto Agnelli, primogenito di Umberto, conosciuto come Giovannino, l’imprenditore gentiluomo, nominato nel 1993 Presidente della controllata Piaggio e destinato a diventare il suo successore ed erede nella guida della Fiat,  perde suo figlio Edoardo di 46 anni, il dolore più grande per lui.

Il nipote Lapo, fratello del presidente del Gruppo Fiat John Elkann, dalla personalità eclettica, pluripremiato nell’imprenditoria giovanile, finisce più volte sotto la luce dei riflettori e nelle riviste di gossip per la sua vita intensa e spericolata. Nonostante i suoi eccessi, è stato definito dal Wall Street Journal un’icona del made in Italy e Vanity Fair l’ha incoronato come l’uomo meglio vestito al mondo. Tra ombre e scandali, la sua eleganza non viene messa in discussione, come la passione per la Juve, la squadra di famiglia.  Al nonno era legatissimo e del suo rapporto con lui, in un’intervista dirà «pur essendo un imprenditore mi permetto di dire che era anche un creatore, è stato ispiratore per tante persone e lo è ancora oggi. Credo che fosse il miglior ministro degli esteri o primo ministro dell’Italia, senza avere un ruolo ufficiale». 

Dopo la morte di Gianni Agnelli, la figlia Margherita intraprende per questioni ereditarie una causa contro i figli John, Lapo e Ginevra, avuti dal primo marito Alain Elkann. Una battaglia legale che va ancora avanti e che da anni viene costantemente monitorata dai giornali nazionali e internazionali. Sull’eredità degli Agnelli, finita nel mirino degli inquirenti, occorre ancora fare chiarezza. All’inizio di questo mese il Tribunale del riesame di Torino ha parzialmente accolto il ricorso presentato dai legali di John Elkann e del commercialista Ferrero per vizio di motivazione e ha disposto la restituzione del materiale seguestrato il 7 febbraio agli aventi diritto, ad eccezione di alcuni beni e documenti relativi alle proprietà di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli. Nell’ambito dell’inchiesta i giudici hanno riscontrato delle “anomalie” che riguardano le cessioni di quote di Marella ai nipoti, transitate nella società Dicembre, nata nel 1984, oggi ritenuta la base dell’impero Agnelli-Elkann. L’ipotesi su cui si sta indagando, riguarda il titolo giuridico di possesso delle quote da parte della Caracciolo, se da ritenersi usufrutto o nuda proprietà,  in quanto sembra che il centro degli interessi economici della vedova fossero in Svizzera e non in Italia.  Se ciò fosse comprovato, comporterebbe una diversa posizione della vedova Agnelli,  sia dal punto di vista patrimoniale che fiscale.

Gianni Agnelli non avrebbe di certo gradito il  guazzabuglio allestito dalla sua famiglia per il tesoro conteso, tra sospette firme apocrife, beni nascosti in paradisi fiscali, residenze fittizie. Ma ancora è tutto da definire. Sta di fatto che prima del verdetto finale, Gianni Agnelli, se ne andrà per una seconda volta. Uscirà, come era solito fare quando giocava la sua amata Juventus, prima del fischio finale. Ricorda il suo amico Gawronski «Anche allo stadio andava via sempre prima della fine del match. Ha fatto così anche con la vita».

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