16 Ott PER L’ANCONA CALCIO 1905 LA PROPRIETÀ DEI TIFOSI FINISCE QUI
Una gestione malsana dei vertici-tifosi fa fallire un progetto forse impraticabile. Alla ribalta nuovi soci spuntati dal nulla
Calcio, Lega Pro. L’Ancona non è più una società gestita dai tifosi. Nella tarda serata di ieri, (sabato), infatti, nello studio del notaio Sabatini, l’agente di commercio pugliese Riccardo Leone ed il gioielliere aquilano Ugo Mastropietro hanno provveduto alla ricapitalizzazione dell’Us Ancona 1905 srl (coprendo le perdite e portando il capitale sociale a 200mila euro, come riporta il comunicato ufficiale), ed automaticamente sono diventati soci forti del club dorico, rispettivamente con il 45% ed il 40%.
Rimangono, come soci minori, Fabiano Ranieri con il 13% e Sosteniamolancona con il 2%. Esce definitivamente di scena la Fondazione, oltre ai vecchi soci minori espressione dell’ex patron Andrea Marinelli. David Miani resterà amministratore delegato almeno fino a dicembre, mentre il prossimo direttore generale sarà Gianfranco Mancini, attualmente responsabile del settore giovanile.
La trattativa è stata condotta, per i nuovi soci, dall’avvocato Maurilio Prioreschi, famoso per aver difeso Moggi nel processo Calciopoli e, addirittura, Enrico “Renatino” De Pedis, storico capo della Banda della Magliana.
Il regista dell’operazione è stato lo stesso Mancini, presente in ogni momento clou: corre voce, però, che l’uomo forte di questa nuova proprietà sia Gianfranco D’Angelo, imprenditore ascolano, e già collaboratore di Mancini per il settore giovanile. D’Angelo, con un passato anche nel settore giovanile dell’Ascoli, avrebbe influito, e non poco, nel buon esito della trattativa.
Ora è corsa contro il tempo per evitare la penalizzazione: scade lunedì il termine per pagare gli stipendi di luglio ed agosto, con relativi contributi e la società, si legge nel comunicato ufficiale, farà di tutto per rispettare la scadenza. Sarebbe una vera impresa.
di Claudio Marconi
La nota di PaFil
È durato poco il sogno che tutti i veri tifosi hanno sognato almeno una volta nella vita: quello di poter gestire in prima persona la propria squadra del cuore. Qui, ad Ancona, è durato poco più di una stagione. Giusto il tempo di chiudere i bilanci di un anno per rendersi conto dei limiti del progetto. E degli uomini che lo hanno coordinato con una cecità indicibile.
Inutile, adesso, star qui a far nomi e cognomi perché li conoscono tutti. Inutile mettere alla gogna i responsabili perché, incredibile anche questo, qualcuno sta ancora lì in vetta anche dopo il cambio al vertice. Inutile insistere, perché sarebbe come parlare a un sordo.
Con l’ingresso in società dei nuovi Leone, Mastropietro e Mancini – e di quelli senza nome e senza volto che stanno sopra o dietro di loro – si apre uno spiraglio di fiducia nuova. L’ennesima richiesta di fede e di speranza rivolta a una piazza esasperata che non ne può più di sentirsi presa per i fondelli. I tifosi anconetani ne hanno dovute subire troppe, di delusioni, nell’ultimo decennio per pretendere un loro credito a scatola chiusa.
Un credito che neppure noi ci sentiamo di riconoscere a questi nuovi signori emersi dalle nebbie dell’ambiguità. Dov’erano lor signori a luglio, quando c’era tutto il tempo di fare una trattativa d’acquisto senza frenesia e senza patemi?
Che lo sappiano da subito. Dovranno sudare le proverbiali sette camicie, e scucire parecchio denaro, e lavorare sodo e seriamente per acquistare credibilità e consenso da noi.
Resta un grosso rammarico dentro, però. Perché quel sogno della proprietà di una squadra di calcio gestita dai tifosi aveva intrigato tanta gente. Peccato. Non è vero che per realizzare un sogno basta crederci con tutto te stesso, no. Per far sì che un sogno diventi realtà occorrono parecchi denari: sia per inseguirlo, che per realizzarlo.