L’US Ancona chiarisce le scelte messe in atto ad Imola

“Nessuna delle due formazioni ha tratto vantaggio dal ritardo dell’ambulanza”

Ancona, 15 marzo 2023 – Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato ufficiale emanato dalla US Ancona in merito ai fatti accaduti ieri, martedì 14 marzo ad Imola, durante l’incontro di calcio della 32esima giornata del campionato di serie C 2022/23 girone B, Imolese-Ancona.

Incontro il cui inizio è stato rimandato di 50 minuti per l’assenza dell’ambulanza a bordo campo e che ha visto l’Ancona perdere 2-1 con la rete del vantaggio dell’Imolese siglata al 96’.

Scrive l’US Ancona:

«Alla luce di quanto emerso ieri, in occasione della trentaduesima giornata di campionato a Imola, sono doverose alcune precisazioni sui motivi che hanno visto le squadre entrare in campo con oltre cinquanta minuti di ritardo. 

Specificando che l’organizzazione è sempre affidata alla società di casa, prima della partita l’Ancona ha preso atto del ritardo dell’ambulanza che doveva garantire l’assistenza, perché durante il tragitto era dovuta intervenire in un incidente stradale.

Il direttore di gara, il signor Antonio Di Reda della sezione arbitrale di Molfetta, dopo trentacinque minuti di attesa, ha chiesto se fossimo d’accordo ad aspettare oltre i quarantacinque minuti canonici per cause di forza maggiore come riferito dall’Imolese.

Tenuto conto che allo Stadio, in un giorno feriale, c’erano persone che volevano assistere all’incontro, inclusi i nostri tifosi che avevano fatto due ore di auto per venirci a sostenere, abbiamo ritenuto giusto temporeggiare ancora un po’.

In ogni caso, l’Ancona si è attenuta alla decisione finale dell’arbitro che è stata appunto quella di far disputare il match. Il club biancorosso, inoltre, ritiene doveroso effettuare ricorso presso le opportune sedi sportive solo in quelle circostanze in cui una squadra trae un ingiusto beneficio rispetto all’altra.

Nella situazione in oggetto, nessuna delle due formazioni ha tratto vantaggio da tale ritardo. Ci dispiace essere tornati a casa con un risultato negativo, siamo certi che il mister ed i giocatori riverseranno la rabbia accumulata per il gol preso negli istanti finali, nel prossimo ed importante match casalingo con il Cesena».

 

redazionale

© riproduzione riservata


Pane Burro & Marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

di Paolo Fileni

Cristicchi a proposito dell’utero in affitto

I negozi dove commissionare il “prodotto” e il destino delle “Cicogne”


Camerano, 23 marzo 2023 – Riprendo il post pubblicato dal cantattore Simone Cristicchi (foto, con una “cicogna”) lo scorso 21 marzo. Tema: l’utero in affitto, quanto mai attuale di questi tempi. Per rifletterci, ragionarci su e magari farsi un’opinione. E magari, dopo, esprimerla liberamente con educazione e rispetto verso chi la pensa diversamente.

Lo faccio io per primo, dicendo che sto con Cristicchi, credo che i figli si debbano avere in modo naturale, conseguenza di un’unione fra un uomo e una donna; chi può li fa, chi non può pazienza, ma la coppia in questo caso deve essere messa nella condizione di poterne adottare almeno uno legalmente (maschio o femmina che sia) senza dissanguarsi finanziariamente o essere additata da mezzo mondo. Tutte le altre opzioni sono out. Tutte.

Scrive Cristicchi:    

CICOGNA 2.0

«Jelena è nata e vive in un piccolo paese del Kosovo. Jelena è una roda, una cicogna. Nessuno deve sapere quale sia il suo lavoro; è un segreto, soprattutto per amici, parenti e villaggio.

Ha prestato il suo utero a chi non poteva avere figli, anzi, in un mondo dove le parole rivestono estrema importanza, ha venduto, noleggiato, affittato il proprio utero, perché nel mondo ricco, eterosessuale ed omosessuale, il figlio è un diritto, che se non si ottiene per grazia, fortuna e natura, si compra con il danaro.

Il costo di un bambino fatto e finito, esente da difetti, con ragionevole garanzia, varia da 35.000 a 50.000 euro; la quota che percepisce la cicogna, la donna, che ha subito l’impianto, che lo ha portato in grembo per nove mesi e che lo ha partorito, solitamente è di 5.000 euro. Spesso le “rode” vengono convinte a vendersi, spinte anche da una povertà estrema che apparentemente non lascia scelta.

I negozi dove commissionare il “prodotto”sono sparsi ovunque, alla portata delle diverse esigenze e possibilità:

  • Biotexcom, Kiev, Ucraina
  • Mediterranean Fertility Institute, Creta, Grecia
  • Feskov, Praga, Repubblica Ceca
  • Interfertility, Madrid, Spagna
  • Human resources, Charkiv, Ucraina
  • Gestife, Barcelona, Spagna
  • Growing generations, Londra, Regno Unito, con filiali negli Stati Uniti e in Canada, loro però sono cari; per il tuo bambino su misura, puoi arrivare a spendere sino a 3 volte di più, 150.000 euro.

Vorrei vivere in un mondo dove la maternità surrogata venga abolita, e dove invece tanti bambini orfani e privi di futuro possano essere adottati, e cresciuti con Amore da coppie che non possono avere figli.

Spero che questo post non fomenti inutili polemiche, ma sia uno spunto di riflessione per gente di buon senso, per chi non si adegua al pensiero unico, e vuole approfondire cosa ci sia dietro tanti slogan vuoti».

© riproduzione riservata


link dell'articolo