Ancona – Il 2016 è appena andato in archivio, ma che anno è stato per i colori biancorossi?
Sul piano sportivo sono sicuramente più le luci che le ombre. La prima parte dell’anno è stata positivissima per la squadra guidata da Giovanni Cornacchini che ha sfiorato l’accesso ai playoff, negato da qualche episodio e dalla vicenda della fidejussione falsa che è costata al Pisa, poi promosso, solo una multa.

Un’Ancona, completamente smembrata in estate a causa dei problemi societari che hanno pesantemente condizionato gli ultimi mesi, al cui timone è tornato Fabio Brini e che, tra alti e bassi, si è quasi sempre tenuta fuori dalla zona retrocessione, andando addirittura a vincere a San Benedetto dopo 82 anni.
Purtroppo non si può dire altrettanto della gestione a livello societario.
Dal fallimento del progetto di Sosteniamolancona e della Fondazione, alla gestione pittoresca dell’architetto Ranieri fino all’attuale cordata senza veri imprenditori, formata esclusivamente da uomini di calcio.

La nuova proprietà – rappresentata dal direttore generale Gianfranco Mancini e al cui interno c’è ancora David Miani come amministratore delegato – se non altro ha il merito di aver provveduto al pagamento delle scadenze, anche se il compito più impegnativo inizia ora: dal reperimento della fidejussione al mantenimento di tutte le promesse fatte.
Ce la farà? Ce lo dirà il nuovo anno in corso. Augurandoci che non sarà come quello appena trascorso in cui l’Ancona ha rischiato il fallimento a causa di scelte cervellotiche dei suoi stessi tifosi; non ultima la cessione del 23% delle quote a Ranieri, portatore solo di idee – peraltro discutibili – e del tutto privo di denaro per gli investimenti necessari.

Una gestione, quella dell’architetto romano, assolutamente priva di ogni logica: dal mercato estivo che ha indebolito le casse della società già in sofferenza, fino alla clamorosa scelta di operare Cognigni a pagamento piuttosto che gratis dal prof. Cerulli. Diciamocelo, il 2016 è stato uno degli anni più brutti e tristi di tutta l’ultracentenaria storia biancorossa, e la disaffezione ormai cronica del pubblico ne è la testimonianza.