Ancona, 2 novembre 2018 – Era il lontano 1959 quando Don Antonio Marinoni, parroco di Santa Maria delle Grazie, ebbe l’intuito ed il coraggio di creare la squadra di pallacanestro della Juvenila, dopo aver già messo in piedi nel 1954 l’attività calcistica.
Oltre all’intuito ed il coraggio, Don Antonio, mise in campo una schiera di giovani ragazzi che sotto la guida dell’indimenticabile allenatore, Roberto Mancini, iniziò un percorso che quasi immediatamente portò, quelli che oggi consideriamo gli “antenati”, a disputare nel 1964 a Rimini una finale nazionale juniores C.S.I. piazzandosi al 4° posto e partecipando successivamente al campionato nazionale di serie B.
Molti altri furono i traguardi raggiunti dalla Juvenilia a livello regionale ed interregionale ma fu nel maggio del 1968 che la Pallacanestro Juvenilia raggiunse un traguardo che nessuno avrebbe mai immaginato, la finale nazionale juniores della Federazione Italiana Pallacanestro in quel di Trieste.
E il risultato fu altrettanto clamoroso, arrivando la compagine di Mancini a piazzarsi al quarto posto assoluto, dopo aver affrontato società le cui prime squadre militavano in serie A.
Per una società nata in parrocchia fu qualcosa di indimenticabile, tanto è vero che la Juvenilia è stata l’unica squadra marchigiana, dopo Pesaro, a raggiungere in quel periodo una finale nazionale di categoria giovanile della F.I.P. piazzarsi immediatamente alle spalle di società blasonate.
Per ricordare il cinquantesimo anniversario di quella storica avventura triestina, gli ex giocatori di tutti gli anni di vita della Juvenilia si sono incontrati il 23 ottobre scorso presso un noto ristorante di Ancona, rivivendo tutti insieme i ricordi degli anni trascorsi nel campo delle “Grazie”.
È stato, a giudizio di tutti i partecipanti, un autentico ed emozionante revival, tra proiezione di foto, filmati, scambio di gadget e consegna di una medaglia ricordo riportante la scritta “JUVENILIA per sempre”, con l’auspicio che per il prossimo anno, in occasione del sessantesimo anniversario di fondazione della Pallacanestro Juvenilia, si possa e si debba festeggiare coinvolgendo la parrocchia, i “graziaroli” e tutti gli amanti di questo meraviglioso sport che in quegli anni veniva semplicemente chiamato “pallacanestro”.
E non disdegnando, a detta di qualche partecipante all’evento conviviale, di riuscire ad infilare nuovamente le scarpette per andare a canestro anche a sessanta e settanta anni di età, urlando, come allora, il mitico incitamento prima di entrare in campo.. per la Juvenila, “ARCHIABÒ, AHI, AHI, AISSA!”.
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