Ancona – Nel suo comunicato settimanale David Miani aveva rivelato di dover incontrare una cordata di imprenditori interessati a rilevare il pacchetto di maggioranza del club dorico. I nomi? Neanche a parlarne, tutto avvolto nel più totale mistero, in pieno stile Ancona.
Il gruppo di cui parla Miani dovrebbe essere romano, operante nel settore delle costruzioni. Non siamo riusciti a risalire ad altro, se non al fatto che già durante la scorsa stagione questi imprenditori avrebbero già effettuato qualche sondaggio con la dirigenza biancorossa senza andare oltre.

Un mistero che non induce certo all’ottimismo, senza contare che la trattativa sembra sia condotta da Miani in persona. Ci ricordiamo tutti a cosa hanno portato le precedenti scelte del’a.d.: Ranieri prima (e anche qui si parlava di costruttori romani…) e l’attuale proprietà poi, capitanata da Ercole Di Nicola e dall’avvocato Prioreschi. A proposito: il consulente legale del club lavora ed abita nella Capitale, non ci sorprenderemmo se fosse il regista di questa operazione.
Parallelamente a questa fantomatica trattativa Miani sta cercando di trovare gli accordi con i giocatori per risparmiare gli ultimi due mesi di stipendi e limare l’ingente debito che grava sull’Ancona. Sono quattro, per ora, i calciatori che hanno accettato la proposta della società (Cacioli, Djuric, Mancini e Zampa), ma ancora non hanno firmato nulla: memori delle promesse invernali aspettano i bonifici degli stipendi fino al 30 aprile che ancora non sono arrivati.
La squadra, o meglio quel che ne rimane al netto di infortuni e certificati medici, continua ad allenarsi al Del Conero per punizione e nelle intenzioni della società dovrà farlo fino al 30 giugno: per ottenere il rompete le righe i giocatori devono rinunciare ai propri soldi. Se non è un ricatto questo…
Claudio Marconi
La nota di PaFil
C’è un uomo solo al comando dell’Ancona, un uomo osteggiato da tutti: tifosi, calciatori, addetti ai lavori, semplici cittadini. David Miani, l’amministratore delegato. L’ex di Sosteniamolancona che da leader dei tifosi ha scavalcato la staccionata ed è diventato dirigente grazie a quell’idea malsana di consegnare la società ai tifosi.
Un’idea e una gestione, la sua, disastrosa. Sotto tutti i punti di vista. Se la scorsa estate la scelta dell’imprenditore Ranieri si fosse rivelata quella giusta; se la seguente e la successiva fino ad arrivare all’attuale proprietà, avessero dimostrato una capacità d’investimento che nei fatti non esiste; se si fosse potuto evitare l’esonero di mister Brini, forse oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia.

Ma le belle storie, specialmente nel calcio, non si scrivono con i se e con i ma. Si scrivono con i fatti, e questi depongono tutti a sfavore di Miani. Si scrivono con i denari che sono necessari per gli investimenti, che sono necessari per pagare buoni giocatori e buoni tecnici, che sono necessari per costruire un progetto vincente, che è necessario per portare avanti un campionato degno e dignitoso…
Invece, siamo qui a parlare di un progetto fallimentare e fallito grazie a scelte scellerate fatte sulla base del niente, poggiate su promesse mai mantenute, e, anzi, arrivando a distruggere quel poco di buono che nei primi mesi della stagione era stato costruito.
Forse Miani è in buona fede: si è fidato (e non è stato l’unico), di personaggi senza peso specifico e senza capitali. «In Piazza del Papa, oltre a me, c’erano altri quattrocento tifosi ad inneggiare a Ranieri» ricorda l’a.d., che ha inseguito un progetto che non ha mai trovato le gambe giuste per fare quella strada che andava fatta. Trovandosi alla fine da solo a fronteggiare gli inevitabili fallimenti.

Perché continua a stare lì, e con quali obiettivi? «Perché mi sembra doveroso – ha risposto – nonostante le tante accuse. Oggi la colpa è solo mia e di Sosteniamolancona. Ricordo che la società in un anno non ha avuto un presidente. Chiedete a Gnocchini come mai! Ovvio che l’obiettivo è l’iscrizione alla serie D».
Ed è proprio quello il nodo: Gnocchini, presidente di Prometeo Estra che ha rifiutato la massima carica del club dorico lo scorso dicembre, sta cercando di convogliare imprenditori per dare un futuro all’Ancona. Ma non intende sedersi a tavolino con questa attuale proprietà aspettandone il fallimento. Miani, Di Nicola e Prioreschi hanno tutta l’intenzione di andare avanti, invece. Con chi e con quali denari, però, non è dato sapere: «Prematuro in questa fase affrontare certi temi» taglia corto Miani.
Forse, per come sono andate le cose sarebbe opportuno un suo passo indietro. «È la prima cosa che vorrei fare, se all’orizzonte ci fosse qualcuno in grado di muoversi per il bene della società. Stanno tutti a dire che resto qui per i soldi, vorrei dimostrassero quali. La verità è che resto per senso del dovere, per provare a garantire l’iscrizione al prossimo campionato. In una realtà dove tutti sono spariti e dove tutti sono bravi a scaricare su di me colpe che non mi appartengono».
Anche questa, a nostro avviso, una buona ragione per fare un passo indietro.