“L’amore addosso” di Sara Rattaro, guida la classifica dei romanzi più venduti alle falde del Monte Conero. In dettaglio, la classifica dei primi dieci.
1 | Sara Rattaro | L’amore addosso | Sperling &Kupfer |
2 | Jo Nesbø | Sete | Einaudi |
3 | Cavallo Favilli | Storie della buonanotte per bambine ribelli | Mondadori |
4 | D. di Pietrantonio | L’arminuta | Einaudi |
5 | Kent Haruf | Le nostre anime di notte | NN |
6 | Simona Sparaco | Sono cose da grandi | Einaudi |
6 | Louis Sachar | La scorciatoia | Piemme |
8 | Antonio Manzini | La giostra dei criceti | Sellerio |
9 | Teresa Ciabatti | La più amata | Mondadori |
10 | Wilbur Smith | L’ultimo faraone | Longanesi |
Che dire, Sara Rattaro rispetto alla precedente classifica fa un bel balzo in avanti passando dalla quinta alla prima posizione, complimenti! Per gli altri, posizioni di assestamento. Fa capolino in classifica Wilbur Smith, in punta di piedi al decimo posto. Un’entrata anomala per questo scrittore considerato dalla critica il più bravo al mondo a raccontare storie d’avventura. Staremo a vedere cosa gli succederà fra qualche settimana.
La classifica è redatta in base ai dati forniti dalle seguenti librerie:
in Mondadori Grotte Center – Camerano
tel. 071959525
mail: mondadoricamerano@libero.it
Il Mercante di Storie Osimo
tel. 071 723 2065
mail: ilmercantedistorie@live.it
Libreria Aleph Castelfidardo
tel. 071 7825248
mail: librerialeph@gmail.com
LE RECENSIONI DI APRILE
Matteo Bussola, “Notti in bianco, baci a colazione”, Einaudi
“L’altra metà del cielo”
Il Padre, questo sconosciuto, che aleggia nei rimproveri materni: “se non ti comporti bene stasera lo dico a tuo padre!”, colui che elargisce il permesso o pone veti: “devo prima parlarne con tuo padre!” o almeno così erano i padri della mia generazione.
Ora: questo ruolo si è riaffermato in tutta la sua pienezza proprio con uomini come Matteo Bussola e sottolineo “uomo” e non “padre” perché lui, cavaliere con qualche macchia e costante paura, si batte ogni giorno per proteggere se stesso e i suoi sogni dalla quotidianità che tante volte ingrigisce un po’ noi donne e ci tramuta in “mamme” che si guardano allo specchio e vedono l’immagine un po’ sbiadita delle ragazze sognatrici che eravamo.
Mamma e Papà sono parole meravigliose sulle labbra dei nostri figli ma non sono qualcosa che può definirci completamente, Matteo ce lo insegna godendosi completamente la sua “scatola”, la sua intimità e il suo mondo che racchiude sua moglie e le sue tre figlie, loro sono lo specchio attraverso il quale esplora un mondo completamente nuovo che prima non era in grado di vedere.
E così abbiamo un uomo che impara dalla sua figlia più piccola che le parole a volte sono sopravvalutate, dalla “media” che gli amori sono tanti, dalla “grande” che essere padre è un’esperienza crudele perché per certi spettacoli non sono previste repliche. Tra le pieghe di queste giornate che iniziano spesso alle sei del mattino, il fumettista si gode il silenzio della casa sorseggiando il primo di una lunga serie di caffè, l’uomo si chiede se il sorriso che le rivolge una madre davanti alla scuola sia per sé o per il “padre” arruffato che in certi momenti vede nel riflesso dello specchio; Bussola quasi sembra non rendersi conto di quanto riesca a mantenersi integro pur cambiando ruolo nei diversi momenti della giornata, è un magnifico esempio per quelle piccole grandi donne che gli crescono attorno e lo coprono di ombre di gioia allo stesso tempo.
Leggere questo libro per me è stato un po’ come lanciare uno sguardo all’altra metà del cielo. Matteo Bussola è davvero un magnifico esempio di come essere se stessi e non cercare di essere perfetti è il modo migliore per crescere insieme, per crescere gli adulti felici di domani.”
a cura di Pandora, staff della libreria Mondadori Grotte Center di Camerano

L’Arminuta è sospesa in quel limbo che è l’adolescenza, a cavallo tra quei tredici e quei quattordici anni in cui, ancora bambine, ci si scopre donne.
Deve scoprircisi bruscamente, sradicata dal nido nel quale è cresciuta, protetta da una famiglia benestante di città, e scaraventata in un realtà del tutto nuova, opposta, ai suoi occhi deforme.
“E’ lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicità ci siamo salvate”, sono le parole che accompagnano il ricordo di un bagno catartico.
La frattura la costringe a vedersi riflessa negli occhi di quella famiglia che è la sua ma che non riconosce (e da cui viene avvertita, almeno in superficie, come corpo estraneo), e in cui imparerà a specchiarsi solo attraverso bagliori, brevi ma intense epifanie, giri di giostra.
Le insegnerà a guardarsi dentro, faccia a faccia con il proprio dolore, ma anche con vulnerabilità inedite: l’amore incondizionato per una sorella piombata nella sua vita come una meteora, il sollievo del contatto con la pelle di un bambino, il desiderio prorompente, seppur avvertito come moralmente improprio, per un fratello maggiore che non riesce a vedere come tale.
L’Arminuta non ha altro nome che ci sia dato sapere, è la Ritornata – tradotto dal dialetto abruzzese, e questo basta. E’ un nome che, sentitolo pronunciare per scherno, ferisce, lama conficcata in una ferita già aperta, ma che, divenuto indelebile, si finisce per amare, trovandovi l’unica verità possibile in mezzo
ad altre taciute o a brandelli.
E “non hai colpa se dici la verità. E’ la verità che è sbagliata.”
Il romanzo di Donatella Di Pietrantonio sta a metà, in sapiente, elegante equilibrio, tra la memoria della tragedia classica, trapiantata in una ruralità ancestrale ma comunque abilmente contestualizzata in uno spazio-tempo preciso, l’Italia degli anni Settanta, e il racconto di formazione.
La narrazione è fluida, calibrata, mai sovrabbondante, a creare una tensione crescente che invece di risolversi in una deflagrazione, implode in una dolcezza inattesa, che lenisce senza essere consolatoria.
di Veronica Canalini, collaboratrice de Il Mercante di Storie