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DL anti-liste d’attesa: ancora un provvedimento che ricade su medici e dirigenti sanitari e non risolve i problemi

I sindacati Anaao e Cimo contestano il Decreto Legislativo e suggeriscono soluzioni alternative per affrontare il problema delle lunghe attese nel servizio sanitario nazionale

Ancona, 8 giugno 2024 – «Se il decreto sulle liste d’attesa diventerà un disegno di legge sarà uno schiaffo alla coerenza e a questo punto il vero premier è il ministro Giorgetti.

Il messaggio che arriva è che non c’è urgenza nel risolvere i problemi della sanità pubblica mentre da tempo chiediamo un riconoscimento professionale per i medici dirigenti anche con la defiscalizzazione della specificità medica.

Si legge che stanno valutando le coperture, ma se hai solo tesoretto di 500 mln di euro e lo destini al privato accreditato nella lotta alle liste d’attesa vuol dire che non si è capito molto dei problemi del Servizio sanitario nazionale. Le risorse in più devono andare al personale!!».

Questo commentava qualche giorno fa Pierino Di Silverio Segretario Nazionale ANAAO-ASSOMED, il più importante sindacato medico italiano.

Ora che DL è realtà i segretari dei sindacati medici ANAAO e CIMO commentano:

«Volere abbattere le liste d’attesa partendo dal presupposto che i responsabili vadano individuati nei medici e dirigente sanitari è inaccettabile oltre che falso. E rispediamo al mittente metodi d’altri tempi, e di altri Paesi, con i quali realizzare addirittura la ‘stretta’ sui volumi di attività, come se già non fossero previsti, e attuati, controlli in merito. È un’offesa alla nostra professionalità che rigettiamo».

«Ridurre i sempre più lunghi tempi di attesa è un diritto del cittadino e un dovere del Governo, ma occorrono misure strutturali con risorse adeguate e durature nel tempo. È, quindi, inimmaginabile separare gli interventi organizzativi dai finanziamenti, rinviando quest’ultimi ad altri tempi».

Ricordiamo infatti che il tetto di spesa sul personale verrà abolito e sostituito con altro meccanismo non ancora ben definito solamente dal 2025 (cioè, fra sette mesi).

Non appare inoltre ragionevole, a invarianza di personale, chiedere a medici e infermieri di ridurre le liste di attese lavorando anche il sabato e la domenica quando per assicurare, in quei giorni, un minimo turno di servizio, si è già costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive o a medici a gettone.

E nei giorni normali chi coprirà i turni? O pensiamo che i sanitari, contrariamente alla normativa europea e italiana sull’orario di lavoro, possano lavorare 60 ore la settimana? O aumenteremo ancora i gettonisti? O ricorreremo sempre di più al privato accelerando in tal modo l’evidente smantellamento del Sistema Sanitario Nazionale, patrimonio comune di tutti e fiore all’occhiello del nostro stato sociale?

Infatti, l’articolo 8 prevede esplicitamente un aumento di 1 punto percentuale nel 2024 e di un ulteriore punto nel 2025 e 2026 della spesa per il privato accreditato. Anche se pare che tale aumento sia ancora sub-Iudice del MEF, vero protagonista della spesa sanitaria.

Di certo l’incremento del 15% della spesa per il personale potrebbe aiutare, ma a condizione che le regioni utilizzino davvero queste risorse, quando arriveranno.

Inoltre, ricordiamo che è ancora in vigore la legge 124/1998 approvata per riconoscere ai cittadini il diritto di usufruire della prestazione in intramoenia con il pagamento del solo ticket, se dovuto, qualora le attese nel pubblico superassero i tempi previsti dalla normativa. Basterebbe semplicemente applicare tale legge evitando tutte le pastoie burocratiche necessarie per avere tale rimborso.

Le misure proposte sembrano piuttosto insufficienti ed inefficaci a ridurre l’emergenza delle liste d’attesa, costringendo sempre più i cittadini al ricorso a cure private di tasca propria, cosa che pare molti si siano già rassegnati a fare.

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