Sirolo, 1 giugno 2018 – Quando si sostituisce il criterio dell’interesse commerciale a quello culturale in dispregio di una comunità.
I FATTI
un’antica chiesa, quella del Sacramento, donata all’ex Opera pia Ospedale San Michele per fini sociali, affacciata sulla piazza principale di Sirolo; un’attività commerciale al suo interno, in evidente contrasto con la facciata originaria e il portale del XVI secolo, sormontato da una lastra con Madonna e Bambino di probabile scuola cinquecentesca, vincolato per legge; una attività commerciale che garantisce al Comune un canone di locazione mai adeguato, negli ultimi 20 anni, al reale valore di mercato.
Un sindaco che dice che il bassorilievo è una copia, tentando di screditare la rilevanza storica e culturale dell’edificio, e che mette in vendita il bene, nonostante i voti contrari dell’opposizione al piano di alienazioni del Comune; un bando di alienazione privo della necessaria autorizzazione degli organi statali competenti, base d’asta 310.500 euro; interrogazioni presentate al sindaco, cittadini indignati, centinaia di firme per contrastare la vendita.

L’asta, scaduta il 23 maggio, è andata deserta e, vista la necessaria riduzione del prezzo in un’ulteriore asta al ribasso, l’Amministrazione rinuncia alla vendita. Questi i fatti. Ma mancano elementi essenziali per comprendere realmente la verità.
Perché si voleva vendere? Chi era interessato all’acquisto? Qual era il vantaggio per la comunità? Quali erano le prospettive future? Il sindaco difende la sua scelta parlando di marciapiedi, piste ciclabili, eliminazioni di barriere architettoniche. Opere necessarie per un paese civile che vanno prioritariamente previste e realizzate all’inizio dell’attività di un’Amministrazione con appositi stanziamenti: non utilizzate come specchio per le allodole a giustificazione di scelte scellerate.

Al di là delle circostanze contingenti, locali, resta il fatto che assistiamo ancora una volta all’incresciosa circostanza in cui un’Amministrazione crede di agire indisturbata nella svendita del patrimonio artistico e culturale di un territorio. Come si può pensare di finanziare opere necessarie per il paese, da tempo richieste dai cittadini, con la vendita di un bene prezioso? In tal modo si va ad intaccare la struttura stessa di una Comunità della quale il “patrimonio artistico e storico” è parte integrante (basta dare un’occhiata alla nostra Costituzione).
Si sostituisce al criterio dell’ interesse culturale quello dell’ interesse commerciale in dispregio, oltre che della “ragionevolezza”, dei sentimenti di una collettività, per non scomodare il diritto europeo che vieta di considerare “merce” i beni culturali. Svendere tutto ciò che è appetibile: una geniale operazione che ritrova solo più povera la comunità che la subisce.
Ma di nuovo ci chiediamo: perché vendere? Chi voleva acquistare? Che succederà allo scadere del contratto con il privato? Che progetti ha il Comune per l’ex Chiesa del Sacramento?
L’Amministrazione intende ascoltare e rendere partecipi alle future scelte i sirolesi che hanno prontamente reagito al tentativo di privatizzazione, senza spiegazione né condivisione, di un bene a loro tanto caro, simbolo della storia del paese?
Alberta Ciarmatori – Capogruppo Sirolo con Noi – Consiglio Comunale Sirolo