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Enrico Santini dice la sua sul reddito di cittadinanza

La posizione del gruppo consiliare PD - Bene in Comune sul cosiddetto reddito cittadinanza a Castelfidardo

Castelfidardo – Si va aprendo un vero e proprio dibattito, sui social e sulle nostre pagine, in merito alla scelta dell’Amministrazione di rinnovare il bando sul tema in questione. Il gruppo consiliare PD – Bene in Comune, per voce di Enrico Santini, ha inviato in redazione un comunicato che pubblichiamo integralmente

«Negli ultimi giorni sono uscite fuori alcune notizie che hanno fornito ulteriori dubbi sull’operazione messa in atto dalla Amministrazione comunale di Castelfidardo per il cosiddetto reddito di cittadinanza. A riguardo invio qui di seguito la nostra posizione, come gruppo consiliare PD-Bene in Comune che ho già esposto su fcb grazie allo stimolo di un concittadino il quale ci ha contattato per approfondire la questione.

Il sindaco di Castelfidardo, Roberto Ascani

Il sindaco di Castelfidardo, Roberto Ascani, si è espresso in modo esplicito in consiglio comunale sulla operazione “Reddito di Cittadinanza”, per cui quanto da lui detto e che viene riportato, risulta registrato e facilmente riscontrabile perché verbalizzato e conservato agli atti. Le sue parole: ” …le aziende sono contente perché hanno risorse umane a costo zero”.

Alla faccia dell’etica del lavoro! Io mi chiedo dove sono i sindacati e le associazioni di categoria? Un imprenditore deve ragionare così? Dalla nostra analisi risulta che il comune paga i 400 e rotti euro del “cosiddetto reddito di cittadinanza” per far svolgere circa 90 ore/mese, quindi 4,5 euro l’ora (ben meno dei tanto vituperati voucher…) alle persone selezionate e inserite nelle aziende che hanno aderito.

Enrico Santini, consigliere di minoranza di PD-Bene in Comune

Tra l’altro hanno anche modificato ad hoc il bando per la terza volta e lo hanno prorogato per far si che le persone inizialmente escluse poi venissero ripescate. Dunque, per come l’hanno architettata, l’azienda paga solo l’assicurazione e l’Inail. Non è prevista contribuzione ai fini pensionistici (nei voucher c’era…). Non è previsto un percorso formativo certificato. Non ci sono limitazioni per le aziende. E qui la casistica è ampia: una società che gestisce un servizio comunale (l’asilo nido) ha ben pensato di ridurre i costi di gestione licenziando (sì, licenziando!) una persona che aveva un contratto a tempo indeterminato e sostituendola con due redditi di cittadinanza.

Un’azienda che ha una cassa integrazione in corso ne ha presi ben sei!. Un noto albergo locale che avrà sì e no quattro o cinque dipendenti ne ha attivati ben sei. Ripeto la domanda: i sindacati dove sono?»

Enrico Santini per conto del Gruppo Consiliare PD Bene in Comune

 

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