Camerano – Un Consiglio comunale a dir poco curioso quello andato in scena l’altro ieri a Palazzo, con un ordine del giorno composto da 41 interrogazioni, 1 mozione e 6 approvazioni sul regolamento. Totale: 48 punti. Discussi e sviscerati, circa un terzo. La maggior parte delle interrogazioni – che poi sono la parte più sanguigna dell’incontro pubblico/amministratori – sono passate in cavalleria. Rimandate al prossimo Consiglio, a marzo, quando avranno poco senso o avranno perso gran parte dell’interesse che racchiudono.

C’è qualcosa che non va. Forse, il regolamento che gestisce i rapporti fra maggioranza e opposizione è da rivedere (una sola ora dedicata alla discussione delle interrogazioni è un po’ poco).
Forse, le opposizioni devono capire che è il caso di smetterla di portare in Consiglio interrogazioni a raffica senza senso, e concentrarsi sui temi principali e più urgenti. Anche perché la maggior parte dei temi arrivano in Consiglio dopo esser passati in commissione…
Forse, occorrerebbe mettere in campo – da parte di tutti – il buon vecchio “buon senso”: parlare di meno e fare di più. Fare, cioè, gli interessi dei cittadini e non perdersi in dialettiche noiose e senza costrutto. Anche perché, per quanto possa essere gratificante “parlarsi addosso”, occorre saperlo fare. E in questo Palazzo, da questo punto di vista, il “savoir faire” latita.

A proposito di interessi dei cittadini. Pare essere risolta la questione matrimoni nella Chiesa di San Francesco. Un argomento sollevato da Lorenzo Rabini di Operazione Futuro. Fuori dalle diplomazie politico/ecclesiastiche, la questione si potrebbe riassumere così: Annalisa del Bello 1 – Don Aldo 0.
Riassumiamo. Don Aldo, più per dimostrazione di forza e potere che per scelta giustificata, da tempo si opponeva a che si celebrassero matrimoni in San Francesco. Chiesa, lo ricordiamo, di proprietà del Comune. Negando il consenso alla celebrazione alle giovani coppie che ne facevano richiesta obbligandole, di fatto, a optare per la chiesa parrocchiale. Risultato: diverse coppie sono andate fuori Comune a celebrare le nozze.

Arriva Rabini, che solleva e sollecita il problema nell’ambito dell’assemblea consiliare. La Del Bello se ne fa carico. Va da Don Aldo, discutono, e alla fine la prima cittadina segna un gol a suo favore. A giugno se ne vedranno i frutti: una coppia è già prenotata per sposarsi in San Francesco. Non solo. Se una coppia ha un prete di sua fiducia, Don Aldo non si opporrà alla celebrazione.
Ma dove sono finiti i preti di una volta? Quelli che in grazia di Dio si facevano in quattro per esaudire le necessità dei propri parrocchiani? Forse, a Don Aldo è sfuggito un dato. Nel 2016, nella provincia di Ancona – in altre provincie italiane è ancora peggio – i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi. E tu, che fai, neghi le chiese?
Aspettando la scomunica di Don Aldo, gli ribadiamo che Corriere del Conero è a sua completa disposizione per dedicargli tutto lo spazio che desidera per un eventuale chiarimento del suo punto di vista.
Per il racconto di altri argomenti discussi in Consiglio comunale – e sempre per questioni di spazio e comodità di lettura – rimandiamo il lettore ad articoli specifici che pubblicheremo a parte.