11 Ago Aspettando l’inizio del campionato di calcio
Sei libri per prepararci a quel che ci aspetta
Ancona, 11 agosto 2024 -Ecco che ci risiamo. Giusto il tempo di vedere, oggi pomeriggio, la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Parigi 2024 e di passare in pace il Ferragosto e già sabato prossimo ripartirà il campionato italiano di calcio.
Alle 17 e 45 allo stadio Marassi (ci piace ancora chiamarlo così, ma la dicitura giusta sarebbe Luigi Ferraris) di Genova, il più antico degli impianti calcistici italiani, con la sua inconfondibile acustica che lo fa sembrare uno stadio inglese, saranno i campioni d’Italia in carica dell’Inter ad aprire i giochi contro i Grifoni del Genoa che, neanche a farlo apposta, è stata la prima squadra italiana a vincere un campionato (nel 1898), nonché la prima a essere fondata nel 1893 (Genoa Cricket and Football Club). Corsi e ricorsi storici, verrebbe quasi da dire.
Noi, prima che il tutto (ri)cominci a fagocitarci fino al prossimo maggio, non possiamo fare altro che consigliare qui qualche buona lettura per prepararci a questi infiniti mesi di passione e parole, tante parole, che ci aspettano. Non sono pubblicazioni necessariamente recenti o best seller, anzi procurarseli richiederà un po’ di sforzo, di abnegazione. Ma con i libri, l’abbiamo già scritto tante volte, è proprio questo il bello.
Come non iniziare da Osvaldo Soriano e dal suo Pensare con i piedi (Einaudi) di cui questa rubrica, si parva licet, ha sfacciatamente mutuato il titolo? Nessuno ha scritto di calcio come il grande scrittore argentino, questo libro ne è la più plastica dimostrazione. Basterebbe leggere il racconto Il rigore più lungo del mondo per capire la poetica di Soriano, da solo vale il prezzo del libro. Recita d’altronde quel detto: «Gli inglesi hanno inventato il calcio. Ma gli argentini hanno fatto qualcosa di molto più importante: hanno inventato l’amore per il calcio».
Argentino è anche Jorge Valdano, certamente noto ai più come (grandissimo) calciatore che non come scrittore. Uno che è stato campione del mondo nel 1986 con la nazionale albiceleste, giocatore, allenatore e poi direttore generale del Real Madrid, tanto per capirsi. Eppure Valdano è anche scrittore di razza e giornalista. Il sogno di Futbolandia (Mondadori) è uno dei suoi libri migliori. Ci offre, oltre a una carrellata di gustosi aneddoti e personaggi famosi, il ritratto di un calcio che non c’è più ma in cui continuiamo a sperare, un antidoto al gioco geneticamente modificato che è diventato.
Anche i premi Nobel scrivono di calcio. Dello scrittore spagnolo Camillo Josè Cela (Premio Nobel per la letteratura 1989) si può leggere Undici racconti di calcio (Passigli). Scrive Cela: «Diverse centinaia di migliaia di spagnoli applicano le loro energie del lunedì, del martedì e del mercoledì a glossare le azioni della partita di calcio già passata, e le loro forze del giovedì, del venerdì e del sabato a predire gli avvenimenti della partita di calcio prossima ventura. La domenica riposano e vanno allo stadio». Tutto il mondo è paese, evidentemente.
Remo Rapino, abruzzese di Lanciano, professore di filosofia in pensione, al calcio ha dedicato un originalissimo romanzo: Fubbàl (Minimum fax). Sono dodici storie, la formazione di una squadra ruolo per ruolo, più un allenatore. Si parla di quando i numeri delle maglie andavano ancora da 1 a 11, si parla di giocatori tristi che non hanno vinto mai, per dirla con De Gregori. Piccole biografie di calciatori non illustri, brutti, storti e anonimi. Ascoltarne le voci, però, fa sentire la nostalgia per un tempo in cui tra gli uomini c’era rispetto e un trattarsi da pari a pari. Un tempo dove si poteva giocarsela finché si aveva fiato.
Darwin Pastorin, italobrasiliano, firma di Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Manifesto, ha scritto molti libri sul calcio. Qui consigliamo di leggere almeno Le partite non finiscono mai (Feltrinelli). Pastorin è un innamorato vero di questo sport, ma nel libro troviamo anche politica e letteratura, pubblico e privato, il lavoro di cronista sportivo e la passione per la poesia. Eduardo Galeano, grande scrittore uruguagio, una volta ha detto: «Per essere devoto delle belle lettere e del bel calcio, leggo le cronache di Darwin Pastorin come chi ascolta la messa».
Per chiudere in bellezza, però, è d’obbligo ricordare qui Massimo Raffaeli, filologo e critico letterario, scrive su Repubblica e Il Manifesto, marchigiano di Chiaravalle. Uscirà in autunno, per la casa editrice PeQuod di Ancona, il suo nuovo libro Infiniti gol. Ultimo di una tetralogia che comprende già L’angelo più malinconico (Affinità Elettive), Sivori, un vizio e La poetica del catenaccio (entrambi PeQuod).
Anche Infiniti gol, come i tre che l’hanno preceduto, è un libro militante, da leggere come rimedio al pensiero unico che attualmente domina non solo il gioco del calcio ma anche la letteratura. Ricorda Raffaeli, non a caso, quel che gli disse una sera Osvaldo Soriano, nell’unica occasione in cui ebbe modo di incontrarlo, durante i Mondiali del ’90 a Roma, ai tavoli della Fiaschetteria Beltrame: «Non scrivere mai di calcio o ti screditi nell’alta torre della letteratura». Forse sperando, in cuor suo, di essere smentito.
E sì, non c’è niente da fare, ci risiamo. Riuscirà l’Inter di Simone Inzaghi a rintuzzare gli assalti del Milan di Paulo Fonseca o dell’attesissima nuova Juve di Thiago Motta? L’Atalanta di Gian Piero Gasperini e la Roma di Daniele De Rossi? Riusciranno a qualificarsi per la Champions League? Sarà il Como dei fratelli Hartono, ricchissimi indonesiani, e allenato dall’ancora inesperto Cesc Fabregas la vera sorpresa del campionato?
Noi, lo dobbiamo ammettere, non siamo in grado prevederlo.
Leggere questi sei libri, però, questo lo sappiamo, può essere di grande aiuto e conforto.