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Troppi i decessi eccellenti di questo bisesto 2020

Capi di Stato, giornalisti, sportivi, scrittori e artisti che non torneranno più

Camerano, 7 novembre 2020 – La sensazione è che questo bisesto 2020 prima di lasciarci definitivamente voglia portarsene via quanti più possibile. Per incidenti, patologie varie aggravate dal Covid, per naturale scadenza del bonus. In qualche caso per la semplice stanchezza d’esistere, in altri per mancanza di motivazioni a resistergli.

Comunque sia, resta un’immaginaria sensazione collettiva dal momento che in verità ogni anno è così. E se questo in corso – ancora per poco – lo avvertiamo più egoista ed agguerrito dei precedenti è solo perché è stato bravo a mettere in fila una sequela impressionante di decessi illustri ed eccellenti. Un individuo qualunque, quando ci lascia per sempre, non fa rumore. Non se ne accorge nessuno e, se è anziano, fa addirittura un favore all’Inps: una pensione in meno da erogare.

Se invece questo disgraziato 2020 sulla via del tramonto decide di farsi accompagnare da gente tipo: Giampaolo Pansa, (1935); Pietro Anastasi, (1948); Kirk Douglas, (1916); Flavio Bucci, (1947); Hosni Mubarak, (1928); Max von Sydow, (1929); Alberto Arbasino, (1930); Lucia Bosè (1931); Mirna Doris, (1940); Stirling Moss, (1929); Luis Sepúlveda (1949); Ezio Bosso, (1971); Roberto Gervaso, (1937); Carlos Ruiz Zafón, (1964); Ennio Morricone (1928); Sergio Zavoli, (1923); Franca Valeri, (1920): Valeriano Trubbiani, (1937); Franco Maria Ricci, (1937); Rossana Rossanda, (1924); Sean Connery, (1930); Gigi Proietti, (1940); Stefano D’Orazio, (1948), solo per citarne alcuni fra migliaia, è tutto un altro sentire.

Anime belle, fulgide e illuminate. Pezzi unici, irripetibili. Donne e uomini capaci di eccellere ed ergersi al di sopra della massa per quel quid in più, per coraggio, spregiudicatezza, talento, visione. Geni, in alcuni casi, dotati da madre natura e capaci di tirar fuori quel dono e farlo crescere con applicazione e dedizione, per poi trasmetterlo e seminarlo intorno con l’umiltà dei grandi. Lasciando dietro sé un’impronta, una storia o il seme generoso e proficuo del proprio lavoro che, una volta radicato, diventa testamento ricco e prezioso per le generazioni a venire.

Tanti i grandi che li hanno preceduti, tanti quelli che seguiranno, perché grazie alla genetica, alla scienza, alla passione e all’ambizione il genere umano continuerà a produrre e a sfornare geni e talenti, anche se questi che ci hanno lasciato quest’anno non torneranno più.

Orfani della loro presenza, in attesa di quel doppione consolatorio di là da venire, riviviamo le loro gesta, i loro libri, la loro musica e la loro sapienza. Consapevoli nel profondo che celebrandoli post mortem, dopo averne goduto in vita, rendiamo loro l’omaggio dovuto agli insostituibili. Senza più sentirci soli perché, come canta Roberto Vecchioni in ‘L’ultimo spettacolo’: “… non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto…

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