16 Lug Scioperare oggi, serve davvero?
Ecco come sarebbe possibile conciliare il diritto con i disagi arrecati
Camerano, 16 luglio 2023 – Mi rifaccio allo sciopero più recente, quello di Trenitalia e di Italo legato alla mancanza del rinnovo contrattuale in Italo e per la carenza di personale, investimenti e sicurezza in Trenitalia. Quello che il ministro Salvini – “con l’ordinanza vergognosa, tardiva e illegittima” scrive il sindacato Filt Cgil Marche – con un’ordinanza emessa all’ultimo minuto, in tarda serata, ha ridotto da 24 a 12 ore di durata: “perché i cittadini non prendono il treno solo per andare in vacanza, ma per andare al lavoro, in ospedale, a scuola”.
A ben pesare le due posizioni, sembrerebbe che abbiano ragione entrambi: i sindacati e i lavoratori a far valere le loro ragioni, il Ministro a tutelare i bisogni e le necessità della comunità che, è fuor di dubbio, di disagi da uno sciopero ne subisce parecchi. Ma uno sciopero, per essere davvero efficace, deve per forza colpire quante più persone possibile, creare un disagio e un danno alla controparte sennò, come riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi?
Il diritto allo sciopero è sacrosanto: l’unica arma davvero efficace in mano ai lavoratori per ottenere quei diritti spesso negati per comodo e maggior profitto dalle proprietà aziendali. Se non ci fossero stati in Italia (ricordo quelli durissimi in Fiat a Torino negli anni ’60 – ’70 – ’80), oggi gli operai lavorerebbero ancora 12 ore al giorno per sei giorni la settimana.
Ma le cose sono cambiate, la società è cambiata, il mondo del lavoro è completamente cambiato e qui i sindacati sono mancati clamorosamente. Si va sempre più di corsa, le giornate sono scandite dagli impegni dei singoli che s’incastrano uno all’altro con pochi minuti di tolleranza. La gente non ce la fa più a sopportare 12/24 ore di sciopero dei treni, degli aerei, degli autobus, diventati ormai servizi essenziali. E quando si bloccano con uno sciopero non c’è più tolleranza e solidarietà con i lavoratori: li si manda letteralmente a quel paese e chi se ne frega dei loro diritti.
Allora, ecco l’unica soluzione possibile che non danneggerebbe né i lavoratori né i datori di lavoro, scongiurando gli scioperi. Per legge, quando si deve aprire una vertenza, si dovrebbero prendere i sindacati e i datori di lavoro e li si dovrebbe chiudere dentro una stanza ad oltranza, fino a quando non trovano un accordo. Gli si garantirebbe cibo, bevande, caffè e ammazzacaffè a profusione, brandine per dormitine, ma dovrebbero stare chiusi lì dentro senza mai uscire fino alla soluzione finale.
Sono certo che troverebbero un accordo, soddisfacente per tutti, nell’arco di 24 ore: la durata di uno sciopero, solo che in questo caso lo sciopero non ci sarebbe.
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