12 Giu Porto Sant’Elpidio: la partita della vergogna
Maxi rissa tra tifosi nella finale del Campionato Amatori
12 giugno 2019 – È stata definita ‘la partita della vergogna’, come si legge sul Corriere Adriatico, la finale per il titolo regionale del Campionato Amatori, giocata sabato scorso allo stadio Martellini di Porto Sant’Elpidio fra la sambenedettese Real Fefo e l’anconetana Pietralacroce. Ovviamente, parliamo di calcio.
Partita sospesa di conseguenza ad una maxi rissa scoppiata sugli spalti fra le due tifoserie. (La foto è di repertorio e non riguarda la maxi rissa in questione). Botte da orbi tra tifosi, dunque, ennesimo episodio esecrabile che ha costretto il giudice sportivo a punire entrambe le squadre con la sconfitta a tavolino e un’ammenda di 600 euro. E titolo vacante dal momento che non è stato assegnato.
A rendere il tutto davvero inaccettabile, condannabile e vergognoso, c’è il fatto che fra i giocatori che dal campo hanno fomentato e dato seguito ai paurosi tafferugli c’era Luca Bocchino (Real Fefo), ex vice allenatore dell’Anconitana calcio (esonerato lo scorso marzo), fedelissimo dell’ex mister dorico Nocera. Bocchino è stato squalificato per due giornate per essersi arrampicato sulle reti di recinzione , con l’intento di raggiungere i tifosi sugli spalti e dar seguito alla rissa furibonda.
Un bell’esempio davvero di etica e sportività per un allenatore (in questo caso giocatore), che predica bene in veste di vice mister e razzola male quando passa dall’altra parte. Perché va bene il campanilismo, va bene l’agone della tenzone, va bene l’adrenalina prodotta in campo per lo sforzo atletico, ma quello che resta inaccettabile è che uno come lui, con la sua esperienza e ruolo, anziché adoperarsi per sedare le ire sugli spalti si sia dato da fare, e non poco, per cercare di scavalcare le reti e andare lassù a far valere le ragioni della tifoseria a suon di botte.
Chi ha giocato a calcio, conosce benissimo i meccanismi di rivalità e cattiveria sportiva che possono instaurarsi in campo durante un incontro. In fondo, il calcio è un gioco maschio, e se non sei una schiappa o uno sprovveduto, sai benissimo come risolvere certe questioni con il tuo avversario. Le prendi in silenzio e in silenzio le dai. E al termine, quando l’arbitro fischia la fine, tutti negli spogliatoi e le ruggini restano in campo.
Il campanilismo delle tifoserie è bello e giusto: il calcio vive prevalentemente di questo. Ma che da un sano tifo fatto anche di sfottò e canti irriverenti si passi alle risse e alle botte da orbi questo no, non è accettabile. Mai e per nessuna ragione. Eppoi, suvvia, ma di che stiamo parlando? Una finale del Campionato Amatori: vecchietti rincoglioniti che dopo anni e anni di praticantato dilettantistico non hanno ancora imparato a crescere e a controllare le emozioni. Davvero un bell’esempio educativo per le giovani generazioni!