Argomenti per categorie

Pane burro & marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione

 

M5S ALLA RESA DEI CONTI?

27 febbraio 2019 – Prima o dopo doveva succedere. L’iniziale euforia che ha accompagnato l’escalation del Movimento 5 Stelle dal giorno della sua fondazione, il 4 ottobre 2009 a Milano, ad oggi sembra aver perso buona parte del suo impulso propositivo ed espansivo.

Nel giro di quasi una decina di anni, il movimento popolare e populista voluto dal comico e attivista Beppe Grillo e dall’imprenditore Gianroberto Casaleggio, sull’onda  di una protesta ideologica e fortemente radicata della sua base, ha registrato un successo politico dopo l’altro. Fino a raggiungere alle Politiche del 5 marzo 2018 il 32,6% dei voti pari a 221 seggi in Parlamento.

Un risultato eclatante per un partito che si presentava da solo, e che lo ha portato a governare l’Italia insieme alla Lega di Salvini. Ma si sa, governare non paga mai e mette sempre in luce le contraddizioni interne ai singoli movimenti. E delle sue contraddizioni e specificità, rispetto ai governi tradizionali, il M5S ne aveva fatto la propria forza distintiva. Se all’inizio il loro essere così diversi aveva pagato, oggi non è più così. Specialmente dopo i crolli elettorali registrati in Abruzzo e in Sardegna. Tanto che il loro leader Di Maio, notizia di ieri sera, ha deciso di dare una svolta all’impostazione interna del movimento.

Una riorganizzazione che Di Maio – vicePremier e capo politico – annuncia: “non sarà calata dall’alto”. E che prevede:a) la cancellazione dell’obbligo dei due mandati per consiglieri comunali e sindaci; b) dialogo vero con le liste civiche per eventuali apparentamenti, ma con calma.

Una svolta epocale per chi, come i 5S, sin dagli albori s’era intestardito a correre sempre da solo nelle tornate elettorali, ponendosi limiti ferrei di governo con un massimo di due mandati. Una vera e propria rivoluzione interna dunque, dalla portata ad oggi difficile da immaginare. Anche perché resta da vedere come verrà digerita dalla sua base di iscritti alla piattaforma Rousseau, chiamati sempre in causa e sempre coinvolti nelle scelte importanti.

Di fatto, risultati negativi alla mano, una presa di coscienza del fatto politico che con le regole elettorali in essere da soli non si va da nessuna parte. M5S alla resa dei conti? Parrebbe proprio di sì, con il suo leader Di Maio, messo in discussione da molti dei suoi, che risponde così alle critiche: “Tranquilli, il capo sono io. E il mio ruolo verrà discusso fra quattro anni”.

In ballo, per la crisi di voti del M5S, c’è parecchio. Non solo una preoccupante perdita di consensi, ma pure la possibilità di veder ridiscusso il ruolo all’interno del Governo. Anche se l’alleato Salvini della Lega continua a professare che il loro contratto e la loro amicizia e fedeltà arriverà a scadenza mandato. Chissà se dopo le Europee di maggio la penserà ancora cosi!

Grillo? Pare che il comico abbia dichiarato: “Non siamo all’altezza”. Dopo i famosi Vaffa…day, non è chiaro se sia un’altra battuta delle sue.