Ancona, 23 ottobre 2023 – E così, dopo aver raccolto 2 vittorie, 3, paraggi e 4 sconfitte in 9 partite, l’allenatore dell’Ancona Calcio Marco Donadel è stato esonerato dalla società biancorossa, e con lui tutto il suo staff. La notizia è fresca di giornata e va a concretizzare quanto auspicavano da settimane un certo numero di tifosi dorici, stufi delle mediocri prestazioni offerte fin qui dalla loro squadra del cuore.
Mentre siamo in attesa di conoscere il nome del mister che sostituirà in panca Donadel, proviamo a tirare qualche riga. Guardar giocare quest’Ancona dalla tribuna stampa è un punto di vista diverso rispetto a chi la guarda e la sostiene dalla Curva Nord. Là c’è il cuore pulsante di una città che ogni domenica si ritrova sugli spalti per cantare l’orgoglio di un’appartenenza che non ha confini. Là c’è il sacrificio di chi spende del suo per esserci, per incitare e sostenere quei colori biancorossi che sono diventati una filosofia di vita. E proprio per questo pretende dai giocatori e dalla società sempre il massimo. Nel calcio, così come nella vita, contano i risultati.
La Curva Nord dell’Ancona i risultati li ha portati. Nonostante i burrascosi trascorsi societari che negli anni hanno visto l’Ancona salire alle stelle per poi precipitare nel fallimento e ripartire dalle stalle anche con un azionariato popolare fallimentare, i tifosi della Curva biancorossa sono sempre stati presenti sui gradoni, in casa e fuoricasa, dimostrando sul piano numerico d’essere una delle principali tifoserie della Serie C oggi e di categorie inferiori ieri. È sacrosanto che oggi pretendano risultati all’altezza del blasone del Cavaliere Armato e della loro dedizione. Di mezzo c’è anche la credibilità di una città intera.
L’ad Nocelli e patron Tiong, impegnati nella realizzazione del sogno di una Cittadella dello sport, su questo sogno hanno pianificato la promozione in B nell’arco di tre anni. Questo è un fatto e impone la pazienza necessaria. Quel che non è accettabile però, visti i risultati dell’annata in corso, è il gioco espresso dalla squadra: tanto brava a macinare gioco quanto incapace a finalizzarlo una volta arrivati nell’area avversaria. Un esempio su tutti: ieri, a casa del Rimini, l’Ancona ha battuto 13 calci d’angolo contro 2, e non ne ha finalizzati neppure uno.
Quel che i tifosi non perdonano a mister Donadel è quella spocchia dimostrata nelle conferenze stampa, e quell’incapacità nel cercare con i cambi giusti di sovvertire gli andazzi di una partita. Alla società non perdonano l’aver cambiato almeno 14 giocatori da un anno all’altro, lasciando andar via anche pezzi pregiati.
Ora, lo sanno anche i sassi, quando c’è da dare una scossa è molto più semplice cambiare un allenatore che cambiare l’intera squadra. E questo ha fatto oggi la società dorica. Non dimentichiamoci però che in campo ci vanno i giocatori, sono loro che fanno i gol o che li prendono, sono loro che devono sudare la maglia e metterci il cuore. Ma se sbagli la campagna acquisti e non tieni quelli bravi, difficilmente riesci a creare l’amalgama giusto, quello vincente. Alla lunga, se i risultati non arrivano, chi ci mette i soldi potrebbe anche stufarsi della piazza dorica e migrare in altri lidi.
Il campionato è ancora lungo, può succedere di tutto e di più. Cambiare l’allenatore alla nona giornata è un segnale di chi non si accontenta, e può andar bene in questa fase per dare una scossa. Ma lo ribadisco, a cambiare testa e mentalità devono essere in primis i giocatori che devono tener presente quanto sia semplice il gioco del calcio: ti difendi quando gli altri attaccano e fai gol quando attacchi tu, purché tu sia in grado di tirare in porta.
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