‘LA CINA È VICINA’ Un viaggio lungo 748 anni
22 marzo 2019 – ‘La Cina è vicina’, una frase che mi è rimasta dentro fin da bambino, quando la sentivo pronunciare dagli adulti. Una frase pronunciata però a mezza bocca, con preoccupazione e timore, riferita ad una probabile invasione gialla dei mercati italiani (allora l’Europa Unita era ancora un sogno che neppure conoscevo).
Una frase colma di minacce – erano gli anni tra il 1960 e il 1970 – per un’invasione totale che presagiva il controllo dei mercati e l’usurpazione di migliaia di posti di lavoro a basso costo messa in atto da un miliardo di occhi a mandorla.
In effetti, negli ultimi cinquant’anni un’invasione cinese dell’Italia c’è stata: i ristoranti tematici sono spuntati ovunque come funghi, così come la miriade di negozietti di giocattoli e cianfrusaglie d’ogni tipo. Senza contare il fiorire di bancarelle nei mercati rionali, la spietata concorrenza nel settore dell’abbigliamento e accessori in pelle che a Prato ha praticamente cancellato una fiorente economia indigena. Il tutto, con un unico denominatore comune: una bassa qualità dei prodotti offerti a costi irrisori. Senza dimenticare la quasi totale inosservanza, da parte dei produttori cinesi, delle norme di sicurezza e dei composti pericolosi per la salute utilizzati per la fabbricazione dei vari articoli.
In ultimo, le condizioni di lavoro cui sono sottoposti – in Italia – i lavoratori cinesi. Letteralmente segregati all’interno del posto di lavoro, dove mangiano, dormono e vivono. Ammassati in stanze con impianti elettrici scoperti e non a norma. Ogni capannone, ogni laboratorio, gestito come un’organizzazione segreta dove tutto deve restare in famiglia. Tanto, che è nato un modo di dire molto diffuso: “Hai mai visto celebrare il funerale di un cinese?”
Una realtà insostenibile che necessita di una forte regolamentazione. Sono passati 748 anni dal primo viaggio di Marco Polo verso la Cina lungo la Strada della Seta, da lui stesso narrato ne Il Milione. Forte di una popolazione di oltre un miliardo e quattrocento milioni d’individui, e di un’economia leader mondiale, oggi la Cina ripercorre al contrario la Via della Seta e viene in occidente per stipulare accordi commerciali, finanziari e culturali con tutta Europa.Mettendo sul piatto migliaia di miliardi di dollari per convincere l’Italia, la Francia la Germania e soci a sposare e firmare il memorandum d’intesa ‘Belt and Road – la nuova Via della Seta” concepito da un illuminato Xi Jinping, presidente della Cina volato da ieri a Roma.
Parafrasando un antico detto, e affidandoci alla lungimiranza e saggezza dei nostri governanti, c’è da sperare che “la montagna non divori il topolino!”