18 Giu In attesa di tempi migliori
“Le persone non sono come le canzoni di Spotify”
18 giugno 2019 – «Sono nata nell’epoca con le macchine da scrivere, le polaroid, le tv in bianco e nero, le tazze da tè, le lettere, i baci e i “ti amo” veri. I cellulari inesistenti, nessuna instantstory, nessun messaggio vocale. Io sono nata quando chi non ti voleva ti salutava per sempre e chi ti voleva ti veniva a prendere sotto casa, con i tuoi fiori preferiti. Sono nata quando si diceva ancora “scusa”, “grazie”, quando si pensava prima di parlare e si dava importanza alle parole dette.
Sono nata quando si faceva l’amore ogni notte, tutta la notte, con la stessa persona. Io sono nata quando erano di moda le unghie corte, senza smalto, quando erano di moda i tacchi ragionevoli e il trucco leggero. Sono nata quando si compravano i vinili e non gli abbonamenti a Spotify. Perché molti sono abituati ad avere tutto in un secondo, anche meno di un secondo con il 4G, e spesso si dimenticano che le persone non sono come le canzoni di Spotify».
Non è farina del mio sacco, ma una lucida riflessione postata sui social da Piera Alessio, un’amica e compagna di scuola dei tempi delle elementari ritrovata su Facebook a distanza di una vita. Un’acuta e lucida riflessione dentro la quale mi sono ritrovato appieno. E non si pensi sia il solito, nostalgico rimpianto per una gioventù ormai avvizzita. Perché noi, che arriviamo da quella generazione, la gioventù non la rimpiangiamo, ce la portiamo nel cuore con riconoscenza ad uso e consumo personale.
Tutto vero, Piera. Siamo nati in un altro mondo. E quello di oggi ci va stretto. I ventenni che ti leggeranno neppure se l’immaginano quel mondo, e dire che son passati meno di cinquant’anni… C’è solo quel “si faceva l’amore ogni notte, tutta la notte…”, che mi dà da pensare: ad essere onesto, proprio tutta la notte, no. Ma con la stessa persona, quello sì. E con una forza e un sentimento fuori dalla grazia di Dio!
Quel che mi dispiace è che i giovani d’oggi non potranno mai assaporare certe nostre atmosfere, certi stati d’animo, certi traguardi tagliati con indescrivibile soddisfazione dopo un percorso voluto, lottato e travagliato. Oggi, per loro, è più facile. Diranno che non è vero ma è così. D’altro canto, era più facile anche per noi rispetto alle generazioni dei nostri padri o dei nostri nonni.
Il mondo cambia e si evolve, Piera, e questo non significa che si vada nella giusta direzione. Saranno i posteri a dirlo. Si vive in un modo diverso. E se i giovani non si rivoltano più, se non protestano per come vengono trattati, forse significa che gli sta bene così. Resta il discorso sul rispetto e su certi valori ormai azzerati. Non è vero che siamo tutti uguali e chi lo pensa ha solo contribuito a questo appiattimento generale. In attesa di tempi migliori, Grazie Piera!