15 Mar Covid-19 – L’Italia combatte cantando dai balconi
“L’Italia s’è desta, s’è stretta a coorte e combatte la morte”
15 marzo 2020 – Ormai è diventato un appuntamento quotidiano: ci ritroviamo, ad orari prefissati e divulgati attraverso i social, a cantare dai balconi e dalle finestre di casa (foto Meteoweb) l’inno nazionale Fratelli d’Italia o l’inno nazionalpopolare Azzurro. Roba che non s’era vista neppure durante i Campionati del Mondo di calcio. Perché l’ansia, la paura e la frustrazione delle persone costrette nelle proprie abitazioni è forte, palpabile. E perché “noi siamo italiani, siamo diversi, ce la faremo!”
Questo “stringersi a coorte” non ci apparteneva fino a ieri. È scaturito nei cuori di tutti solo da pochi giorni, dall’inizio cioè dell’isolamento forzato antidiffusione del virus pandemico. Uno stringersi a coorte, che ci accomuna dalle Alpi a Pantelleria e da Sassari a Lecce, seguito dalla consapevolezza mameliana “siam pronti alla morte”. Una consapevolezza d’altri tempi, però, perché gli italiani di oggi stanno facendo di tutto per smentire il Goffredo del Risorgimento.
L’ultima pandemia mondiale, prima di questa generata dal Covid-19, risale al 1918/1920. Fu anche quella di tipo influenzale, fece registrare nel mondo circa 500 milioni di casi e produsse 50 milioni di morti (in Italia si stima fra 350 e 500mila morti, forse di più). Passata alla storia come l’influenza spagnola, di spagnolo non aveva nulla se non il fatto che fu divulgata al mondo dai giornali spagnoli non gravati dalla censura imposta dal conflitto. Altri tempi, si usciva dalla Prima Guerra Mondiale; altra medicina, altra informazione, diversa tipologia del virus.
Questo commovente stringersi a coorte degli italiani dai balconi, è un moto di resistenza incredibile che sa di consapevolezza, di voglia di vivere nonostante le avversità, di voglia di combattere insieme per superarle. Come l’incredibile, faticosa, estenuante battaglia combattuta quotidianamente e senza sosta da medici, infermieri, operatori sanitari all’interno di ospedali e presidi quasi al collasso per i troppi pazienti da curare in condizioni spesso mancanti degli strumenti necessari.
Scoprire quest’Italia che sa ed accetta i sacrifici imposti dalla pandemia, è qualcosa che ricorderemo per molti anni. Qualcosa che, ne sono certo, cambierà tutti in meglio. Cambiano le prospettive quando un popolo capisce nel profondo che se si è uniti, se si rema tutti nella stessa direzione per una stessa causa ed obiettivo, non esistono traguardi impossibili. Purché nessuno venga lasciato indietro. Nessuno venga lasciato da solo. Credo che questo oggi gli italiani lo stiano capendo, c’è da augurarsi che lo stesso percorso, le stesse consapevolezze, vengano recepite anche dai nostri governanti. Più fatti, più lavoro, meno parole, meno tasse, meno burocrazia. “L’Italia s’è desta, s’è stretta a coorte e combatte la morte”.