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Cna Ancona: privilegiare l’acquisto del Made in Italy

Per aiutare le imprese e il Paese a ripartire

Ancona, 11 maggio 2020 – “Allons enfants de la Patrie”, Avanti figli della Patria”. Parte così La Marsigliese, oggi inno nazionale francese ma all’epoca grido di battaglia dei rivoluzionari marsigliesi (1792). Mentre l’inno italiano recita, nel suo incipit, “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta” e via così. Due mondi, diversi fra loro, che incitano i propri connazionali a prendere posizione nei confronti degli interessi della Patria. Ognuno per la propria, tutti uniti intorno ad un unico intento.

Allora, in una crasi improvvisata, proviamo a dire: “Avanti figli della Patria, svegliatevi!” Perché in questi tempi di coronavirus, di sacrifici e quarantene, di aziende chiuse da mesi e d’imprenditori e autonomi quasi alla disperazione, questo Paese deve svegliarsi, darsi una mano, e trovare le spinte morali, materiali ed economiche per ripartire nonostante tutto.

Come? Diventando, per una volta, nazionalisti compatti e convinti. In due parole: italiani veri. Gente, cioè, che per una volta se ne infischia della globalizzazione e del politically correct. Gente che, per una volta, dimostra di saper accantonare l’innata esterofilia a favore del pil nazionale.

Come? Semplice. Smettendola, per un annetto almeno, di dare soldi agli stranieri e privilegiando l’acquisto del Made in Italy. Tutto il Made in Italy, dal cibo alle autovetture, dai profumi all’abbigliamento e, con quel briciolo di cinismo che non guasta, limitando l’acquisto all’estero solo a quelle materie prime che in Italia non esistono. A dirlo, scandalo fra gli scandali, è pure la Cna settore moda delle Marche (un settore che a livello nazionale vale 80 mila imprese che danno lavoro a oltre 1 milione di persone), che in un appello accorato rivolto a tutti invita “a privilegiare l’acquisto di prodotti Made in Italy per rilanciare i consumi e sostenere l’intera filiera moda italiana”.

Un invito scorretto? Assolutamente no, mi viene da dire. Anzi, un invito che andrebbe esteso come già detto a tutti i settori e tutte le filiere nazionali. Quest’anno poi, con la pandemia ancora in corso, sarà giocoforza restare in Italia. Facciamo in modo che ci restino anche i soldi italiani, e che vadano alle nostre aziende.

I francesi s’incazzeranno? (parafrasando Paolo Conte in Bartali). S’incazzeranno pure i tedeschi? Pazienza. È dai tempi della Rivoluzione Francese e dalla debacle hitleriana che i primi e i secondi fanno in Europa i comodi loro. Non credo sia un gran male se, per una volta, gli dimostrassimo che anche noi siamo capaci di fare i nostri. Per una volta. Questa volta, giusto per garantirci la possibilità d’avere ancora un futuro. Per traballante e insicuro che potrà essere, lo dobbiamo alle generazioni che verranno. Cioè, ai nostri figli.