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“Chiedo scusa al Presidente Giuseppe Conte”

A proposito della nomina di Di Maio a Ministro degli Esteri

9 settembre 2019 – Nel giorno in cui il Governo Conte 2 chiede la fiducia alla Camera, voglio riprendere un post pubblicato su Facebook dal professor Armando Ginesi, jesino residente a San Marcello. Fra i tantissimi post apparsi in rete sul tema, quello di Ginesi è senz’altro degno di considerazione. Poi, come sempre, ognuno ricami le sue personali riflessioni.

«Chiedo scusa al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (foto) e a tutti coloro che leggono, se posso apparire presuntuoso. Forse lo sono. Ma mi permetto di dare al prof. Conte un consiglio. Visto che ha proposto al Capo dello Stato, il quale ha firmato la nomina, il signor Luigi Di Maio (foto) come Ministro degli Esteri, perché l’immagine del nostro Paese non sia ulteriormente screditata, egli impari in fretta la lingua inglese, dato che quello che crede di parlare è un idioma a dir poco zoppicante (Gianni De Michelis, scelto da Craxi come Ministro degli Affari Esteri, lo apprese in due mesi di intenso studio), perché è una lingua che si parla in tutte le Cancellerie del mondo.

Inoltre lo consigli di non dire più, come ha fatto in passato, che “la Russia è un paese mediterraneo”; che Pinochet era un dittatore venezuelano (era cileno); di non chiamare più, come avvenne nel 2018 a Shanghai, in due occasioni, il Capo della Repubblica Popolare Cinese “signor PIng”, quando si chiama Xi Jinping (i cinesi, dietro i loro complimenti e sorrisi, sono molto permalosi ed hanno la memoria lunga, come gli elefanti); di non dire più, visitando Israele: “Quello che diciamo facciamo: se il M5S arriverà al governo, riconosceremo lo Stato di Palestina” (quanto meno non è diplomatico);

di frenare la sua tendenza all’irritabilità, perché mal si combina con la sua funzione; di non minacciare più l’uscita dell’Italia dall’euro, detta e ripetuta per anni (saprete tutti che le Cancellerie d’Europa e non solo, si sono dimostrate preoccupate della sua nomina a Ministro degli Esteri); di non reclamizzare più il partito inglese Ukip del separatista Nicholas Farages; di non irritare più l’Amministrazione americana permanendo nella posizione contraria a Juan Guaidò in Venezuela a favore di Nicola Maduro; di recuperare un rapporto con Emmanuel Macron dopo aver flirtato con l’ala più estremista dei gilet gialli che ha chiamato “movimento pacifista”, mentre costoro sfasciavano auto, vetrine, lampioni stradali, cassonetti della spazzature e lanciavano bombe carta;

di recuperare un rapporto di civiltà con Angela Merkel la quale, non so perché, è molto risentita nei suoi confronti arrivando a dichiararsi contrariata per la sua scelta, da parte di Conte, come Ministro degli Esteri.

Glielo dice uno che il mondo diplomatico lo conosce bene (per averne fatto parte, sia pure non in un ruolo di primo piano, per un decennio): esso è formale, felpato, a volte mellifluo, fatto di inchini, di eleganza e di baciamano alle signore, ma sa coltivare risentimenti, pettegolezzi internazionali, insinuazioni, boicottaggi. 

E adesso speriamo di non essere etichettato “disfattista” come, durante il Fascismo, venivano chiamati tutti coloro che osavano criticare i membri del regime».

di Armando Ginesi