Pane Burro & Marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione


di Paolo Fileni

Spiagge, pulizia e tutela, buone pratiche da adottare

Ambiente Mare Italia e Fidapa Bpw Italy: nelle Marche il pannello della solidarietà solo a Senigallia

Camerano, 26 luglio 2023 – Chiamatela come volete, costa, spiaggia, arenile, sta di fatto che in questo caldissimo e disastroso luglio 2023 lungo i 7.500 chilometri delle coste italiane – 180 quelli nelle Marche – milioni di turisti stranieri ed indigeni vi si sono riversati per mitigare la calura e/o accentuare la tintarella che essere abbronzati è davvero “cool” (bello, di tendenza).

Meno cool, anzi drasticamente “trash” (spazzatura), è quanto questi milioni di turisti riescono a “dimenticare” fra i granelli di sabbia, i ciottoli, la rena grossolana, gli scogli di cui sono fatte le nostre spiagge. La conferma arriva da Legambiente: al primo posto dei rifiuti “spiaggiati” si trovano i frammenti di plastica (tra 2,5 e 50 cm.); seguono tappi e coperchi (8,6%); mozziconi di sigarette (6%). Al quinto posto, invece, ci sono i cotton fioc (4% del totale). Con il 3,9% seguono i frammenti di polistirolo (tra 2,5 e 50 cm.), le bottiglie e i contenitori per bevande. A milioni e milioni di pezzi.

Ma voi, tutta questa roba la gettate sul pavimento delle vostre abitazioni?

Ambiente Mare Italia, in collaborazione con Fidapa Bpw Italy, ha lanciato la campagna: La spiaggia è anche tua, proteggila. E, rivolta al mare: Se lo conosci lo Ami, se lo Ami lo proteggi. Visti i comportamenti, però, sembrerebbe che quasi nessuno lo conosca e, di conseguenza, quasi nessuno lo ami: tutti ci vanno, tutti vi si tuffano, quasi nessuno lo rispetta.

Le due associazioni però non demordono e hanno promosso la campagna di salvaguardia delle spiagge promuovendo presso gli arenili il Pannello della Sostenibilità (foto) che contiene cinque semplici regole da seguire in spiaggia:

1) Ai tuoi rifiuti pensaci tu. La sabbia e il mare non sono una discarica.

2) Lascia tutto dove la Natura lo ha voluto. Ogni elemento naturale è fondamentale per l’ambiente.

3) Se decidi di fumare, non lasciarne traccia. Non abbandonare i mozziconi e utilizza un posacenere.

4) Dimentica l’usa e getta. Ciò che usi per pochi minuti inquina per secoli.

5) Usa creme solari ecosostenibili. Proteggi il mare mentre proteggi la tua pelle.

Il pannello è già stato diffuso (in parte) nel Salento, sulle spiagge del Mar Ionio, in Calabria e in Sicilia. Nelle Marche, grazie alla sezione locale della Fidapa, sta per essere diffuso a Senigallia. Sarà capace, un pannello, di sconfiggere la maleducazione e il menefreghismo di una buona fetta del genere umano? Nutro fortissimi dubbi, ma da qualche parte bisogna pur iniziare. Oltre duemila anni fa ci aveva già provato qualcuno a incidere su un pannello di pietra dieci comandamenti, non ha avuto un gran successo!

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Una striscia quotidiana di riflessione

di Paolo Fileni

L’estate 2023 durerà due giorni in più

I nostri figli la potranno raccontare ai nostri nipoti?


Camerano, 10 settembre 2023 – Mancano undici giorni all’inizio dell’autunno. No, pardon, ne mancano tredici in questo 2023. Perché? Questo perché la durata di un anno solare (365 giorni) non corrisponde esattamente all’anno siderale, cioè al tempo impiegato dalla Terra per compiere un giro della sua orbita intorno al Sole, che è di 365,256 giorni. L’anno siderale è dunque circa 6 ore più lungo di quello solare. Da qui, l’inizio dell’autunno al 23 e non al 21 settembre.

Sia come sia, avremo due giorni in più d’estate quest’anno. L’estate più calda al mondo di sempre a detta di tanti specialisti del settore, puntualmente smentiti dal colonnello Mario Giuliacci, decano dei metereologi italiani. Che smonta anche la bufala dell’arrivo delle temperature a 50°. «Se così fosse stato, con valori reali e costanti, sarebbe stata una strage di anziani, un’ecatombe – ha dichiarato Giuliacci in un’intervista rilasciata a Libero – Al Nord invece siamo arrivati a 35, a Firenze e Perugia 36-37. L’unica città del centro in cui in queste ore potremmo arrivare effettivamente a 40 è Roma». Quando lo ha detto era il 20 luglio. Poi sono arrivate temperature altissime anche in Sardegna.

Che quella che ci sta per lasciare sia stata un’estate eccezionale, anomala per certi versi, lo testimoniano le temperature elevatissime e prolungate, i temporali a bomba e i nubifragi, le frane e gli smottamenti ripetuti, gli incendi in diverse regioni (molti dei quali dolosi) che l’hanno caratterizzata. Tutti accidenti che si ripetono ogni anno, per la verità, ma la sensazione è che l’accanimento di quest’anno sembra di gran lunga superiore ai precedenti.

Colpa del cambiamento climatico? Per certi versi sì, anche se questo genere di cambiamento è ciclico e sul nostro Pianeta si ripete a cadenze millenarie; se così non fosse non si spiegherebbero le varie ere glaciali della Terra. Fa paura, certo, perché il singolo individuo non ha memoria di questi cambiamenti del passato e ogni volta che arrivano vengono vissuti come eventi unici, catastrofici.

Colpa dell’uomo? Per certi versi sì. Pur essendo fenomeni naturali, dovuti all’oscillazione dell’asse terrestre, le colpe dell’uomo si riassumono nella sua ormai cronica incapacità nell’ascoltare e rispettare la natura. Da cinquant’anni almeno, nessuno draga più i letti dei fiumi; nessuno pulisce il sottobosco dall’accumulo di foglie stratificato; sono stati deviati i corsi dei fiumi e dei torrenti, incanalati e coperti da colate di cemento per guadagnare spazi edificabili; si è costruito là dove un tempo scorrevano – o addirittura a pochi metri dal mare – e dunque non dovremmo stupirci se quando piove i terreni collinari non assorbono più e l’acqua si riversa a valle trascinando con sé tutto ciò che trova. O se una potente mareggiata distrugge stabilimenti e case.

L’estate che sta per finire ci ha trasmesso per l’ennesima volta una serie di segnali inequivocabili, ma l’uomo (e i nostri governanti a tutti i livelli) stenta a recepirli, e di spendere soldi per arginare i cambiamenti climatici è un esercizio relegato in basso nelle priorità, un problema che si rimanda volentieri a chi verrà dopo. Ma chi verrà dopo sono i nostri figli che, se continuerà questo andazzo, un dopo non lo troveranno. Non ci sarà più un dopo da aggiustare ma solo un tempo che fu da raccontare ai nostri nipoti.

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