Camerano, 9 agosto 2023 – Da quando sono tornato nelle Marche, quindici anni fa, e da quando seguo la vicenda come responsabile della testata Corriere del Conero, in merito alla Baia di Portonovo ne ho viste, sentite e pubblicate di tutti i colori. Costosi ripascimenti ripetuti annualmente che non risolvono, parcheggi “carestosi” a pochi metri dalle spiagge, caos viabilità, divieti a destra e a manca, autobus che prendono fuoco andando su e giù da monte a valle e viceversa, volontà ferrea e inamovibile di salvaguardare un ambiente unico: “belo un mal po’!”.
Una follia. Uno sperpero di denaro pubblico inaccettabile dovuto principalmente all’incapacità delle varie Amministrazioni (“gente che porta la capoccia pe spartì le ‘recchie”, cit. proverbio) nel trovare soluzioni definitive ed efficaci. Amministrazioni deboli e impaurite dal fatto che: “quella è la spiaggia privata degli anconetani, guai a chi s’intromette”, come mi è stato riferito da alcuni amici indigeni. Una riprova? Oltre una decina d’anni fa provai ad acquistare uno stagionale (un ombrellone e due lettini) in una spiaggia di Portonovo, non importa quale. Per il titolare della concessione ero uno straniero (non avevo e non ho un accento anconetano pur essendo nato in provincia dorica), mi rispose di no motivando: “qui la spiaggia è stretta, ci sono mareggiate impreviste che se la mangiano, e in quei giorni impossibile fruirne, se accettassi le ruberei i soldi”. Se non fosse vero ci sarebbe da ridere.
D’attualità l’idea dell’arretramento degli stabilimenti per acquisire più spiaggia. Favorevoli tutti: il Parco del Conero, il M5S, le associazioni ambientaliste come Portonovo per Tutti, Circolo naturalistico il Pungitopo, Comitato Mezzavalle Libera, Italia Nostra Ancona. Persino i concessionari degli stabilimenti, i diretti interessati per via del danno emergente e lucro cessante.
Tantissimi bla, bla, bla, di fiato sprecato emesso da tutti i soggetti coinvolti, non ultima la fresca Amministrazione Silvetti che ha sentenziato: “Baia di Portonovo a numero chiuso”, ma nessuna realizzazione concreta per risolvere l’annoso problema della vivibilità e della sana e comoda fruizione di questo luogo incantevole senza dover spendere cifre alla portata di pochi.
Diciamolo fuori dai denti, Portonovo non può e non deve essere solo la spiaggia degli anconetani. Perché il mare è di tutti. Poi poterne fruire o meno dipende dal luogo e dalla qualità dei servizi offerti. Molti anni fa, territorialmente Portonovo apparteneva a Camerano che la perse dopo una guerra con Ancona. Se gli anconetani vogliono Portonovo tutto per sé, caccino fuori i denari necessari per farla bella e accessibile.
C’è tanto lavoro da fare in quella Baia: arretrare gli stabilimenti – e magari anche i ristoranti, Fortino Napoleonico a parte -, rifare quel moncone di molo oggi fruito solo dai pescatori con canna e mulinello, attrezzare un po’ le spiagge libere oggi agglomerati di sassi e pietre, realizzare una strada d’uscita diversa da quella d’entrata…
Tanta roba per la cui realizzazione occorrono tanti denari e una visione seria proiettata verso il futuro. Ma soprattutto bisogna decidere, e forse è già troppo tardi, che cosa dovrà essere Portonovo. Quello che è oggi, con quel caos e quei problemi che tanto piacciono agli anconetani, o quello che potrebbe essere domani: una baia verde e azzurra in un contesto naturalistico invidiabile con strutture fruibili e spiagge confortevoli, con accessi comodi in entrata e in uscita. Allora, sì che sarebbe una Baia “Bela un mal po’!”
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