Pane Burro & Marmellata

Una striscia quotidiana di riflessione


di Paolo Fileni

Ferragosto, cocomero fresco e carne alla griglia

Una festa che si perde nella notte dei tempi fuori da ogni moda o aumento dei prezzi

Camerano, 13 agosto 2023 – Intanto, Buon Ferragosto ai nostri lettori. Ripropongo, rivisitato, l’augurio dello scorso anno. Un po’ perché per fortuna le tradizioni non cambiano quando sono così radicate nel costume degli italiani, un po’ perché avrei poco da aggiungere rispetto a 365 giorni fa visto che il caro prezzi qui c’è. E così, dopo gli anni pandemici e quello della ripresa, da questo in corso torniamo a rivivere e festeggiare in piena libertà il 15 d’agosto. Il termine, deriva dalla locuzione latina “Feriae Augusti”, il riposo di Augusto, l’imperatore romano che istituì la festa nell’8 avanti Cristo. La tradizione della gita fuori porta a Ferragosto, invece, ha natali più recenti e risale al ventennio fascista (1925-1945).

“Agosto moglie mia non ti conosco”, negli ultimi decenni ristretto a “Ferragosto moglie mia non ti conosco” forse perché si sono ristretti i tempi di fruizione delle ferie, è un proverbio che si perde nella notte dei tempi. I più sono propensi a credere sia nato dal fatto che per i mariti ad agosto era più facile cornificare le mogli: queste ultime in vacanza con i figli mentre i mariti restavano in città da soli a lavorare.

Niente di più sbagliato. In origine, il proverbio voleva sottolineare come fosse sconsigliato ai mariti fare sesso con le mogli in agosto: troppo caldo. Poi c’era il rischio che le mogli restassero incinta, e questo significava che avrebbero partorito in maggio, un mese dove c’era molto lavoro da fare nei campi e l’apporto delle braccia femminili era prezioso, altro che sfornare figli!

Agosto moglie mia non ti conosco’ è anche il titolo di un libro di Achille Campanini, un romanzo ambientato nel Golfo di Napoli che ha contribuito non poco ad alimentare le dicerie sugli amori ferragostani extraconiugali.

Ma quelli erano altri tempi, erano gli anni ’80. Siamo nel 2023 e sono del tutto cambiati gli usi e i costumi della società del terzo millennio. Specialmente i costumi delle signorine, sempre più succinti, come la moda estiva di quest’anno che vede le ragazze (e non solo) andare in giro con mini-shorts talmente aderenti e ridotti al minimo da lasciare scoperte le pudenda. Evviva la libertà sessuale e l’emancipazione!

Tornando al Ferragosto e accantonando le corna, questi sono giorni di tonnellate di fette di cocomero ghiacciato mangiate ovunque: in casa, in giardino, in un prato di montagna, in spiaggia. E di grandi grigliate di carne più o meno negli stessi posti. Ricordo il mio primo Ferragosto una volta tornato nelle Marche circa 15 anni fa. Ero a Marina di Montemarciano e da lì fin quasi a Senigallia lungo le spiagge era un continuo fiorire di barbecue di ogni genere: improvvisati nella sabbia, a gas, a legna, a carbonella. Uno ogni dieci metri. E il profumo invitante delle costarelle e delle salsicce cotte sulla brace ammorbava l’aria e aumentava la salivazione.

Questo del 2023 è caratterizzato da un generale scontento da parte degli operatori del settore che denunciano un calo di turisti. Tutto sold out al mare o in montagna, nonostante ciò, i ristoratori e i balneari in molti casi si lamentano. D’altro canto, se chiedono due euro per tagliare in due un toast; altrettanto per un piattino vuoto dove condividere la metà di una portata o 30 euro per due lettini e un ombrellone, qualche domanda questi signori dovrebbero porsela.    

Sia come sia, la gente ha voglia e bisogno di socializzare: in questi giorni si calcola che un italiano su due sia in vacanza. Dunque, ben venga questo Ferragosto 2023 spensierato dello stare insieme in libertà, delle ferie sudate per undici mesi e per questo meritate, del sapore dolce e acquoso del cocomero e di quello più bruciacchiato della carne sulla brace; delle passeggiate in mulattiera o dei tuffi nel mare cristallino della Riviera Adriatica. Settembre è alle porte, e con esso la riapertura delle scuole e il ritorno alle fatiche del lavoro quotidiano. Forse, si registrerà qualche cambiamento: l’autunno riserva sempre delle sorprese, o forse non cambierà nulla. Resta una certezza: il cocomero ghiacciato e la carne alla griglia di Ferragosto 2024. Magari, consumati in Albania.

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Una striscia quotidiana di riflessione

di Paolo Fileni

L’estate 2023 durerà due giorni in più

I nostri figli la potranno raccontare ai nostri nipoti?


Camerano, 10 settembre 2023 – Mancano undici giorni all’inizio dell’autunno. No, pardon, ne mancano tredici in questo 2023. Perché? Questo perché la durata di un anno solare (365 giorni) non corrisponde esattamente all’anno siderale, cioè al tempo impiegato dalla Terra per compiere un giro della sua orbita intorno al Sole, che è di 365,256 giorni. L’anno siderale è dunque circa 6 ore più lungo di quello solare. Da qui, l’inizio dell’autunno al 23 e non al 21 settembre.

Sia come sia, avremo due giorni in più d’estate quest’anno. L’estate più calda al mondo di sempre a detta di tanti specialisti del settore, puntualmente smentiti dal colonnello Mario Giuliacci, decano dei metereologi italiani. Che smonta anche la bufala dell’arrivo delle temperature a 50°. «Se così fosse stato, con valori reali e costanti, sarebbe stata una strage di anziani, un’ecatombe – ha dichiarato Giuliacci in un’intervista rilasciata a Libero – Al Nord invece siamo arrivati a 35, a Firenze e Perugia 36-37. L’unica città del centro in cui in queste ore potremmo arrivare effettivamente a 40 è Roma». Quando lo ha detto era il 20 luglio. Poi sono arrivate temperature altissime anche in Sardegna.

Che quella che ci sta per lasciare sia stata un’estate eccezionale, anomala per certi versi, lo testimoniano le temperature elevatissime e prolungate, i temporali a bomba e i nubifragi, le frane e gli smottamenti ripetuti, gli incendi in diverse regioni (molti dei quali dolosi) che l’hanno caratterizzata. Tutti accidenti che si ripetono ogni anno, per la verità, ma la sensazione è che l’accanimento di quest’anno sembra di gran lunga superiore ai precedenti.

Colpa del cambiamento climatico? Per certi versi sì, anche se questo genere di cambiamento è ciclico e sul nostro Pianeta si ripete a cadenze millenarie; se così non fosse non si spiegherebbero le varie ere glaciali della Terra. Fa paura, certo, perché il singolo individuo non ha memoria di questi cambiamenti del passato e ogni volta che arrivano vengono vissuti come eventi unici, catastrofici.

Colpa dell’uomo? Per certi versi sì. Pur essendo fenomeni naturali, dovuti all’oscillazione dell’asse terrestre, le colpe dell’uomo si riassumono nella sua ormai cronica incapacità nell’ascoltare e rispettare la natura. Da cinquant’anni almeno, nessuno draga più i letti dei fiumi; nessuno pulisce il sottobosco dall’accumulo di foglie stratificato; sono stati deviati i corsi dei fiumi e dei torrenti, incanalati e coperti da colate di cemento per guadagnare spazi edificabili; si è costruito là dove un tempo scorrevano – o addirittura a pochi metri dal mare – e dunque non dovremmo stupirci se quando piove i terreni collinari non assorbono più e l’acqua si riversa a valle trascinando con sé tutto ciò che trova. O se una potente mareggiata distrugge stabilimenti e case.

L’estate che sta per finire ci ha trasmesso per l’ennesima volta una serie di segnali inequivocabili, ma l’uomo (e i nostri governanti a tutti i livelli) stenta a recepirli, e di spendere soldi per arginare i cambiamenti climatici è un esercizio relegato in basso nelle priorità, un problema che si rimanda volentieri a chi verrà dopo. Ma chi verrà dopo sono i nostri figli che, se continuerà questo andazzo, un dopo non lo troveranno. Non ci sarà più un dopo da aggiustare ma solo un tempo che fu da raccontare ai nostri nipoti.

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